Finisce la direzione di Mario Calabresi a Repubblica. “Dopo tre anni finisce la mia direzione di Repubblica. Lo hanno deciso gli editori. Ho l’orgoglio di lasciare un giornale che ha ritrovato un’identità e ha un’idea chiara del mondo. I lettori lo hanno capito, la discesa delle copie si è dimezzata: era al 14 ora è sotto il 7. Grazie a chi ci ha sostenuto nella battaglia per una stampa libera e non ipnotizzata dalla propaganda dei nuovi potenti. Abbiamo innovato tanto sulla carta e sul digitale e i conti sono in ordine. Grazie a tutti i colleghi a cui auguro di non perdere mai passione e curiosità”, scrive Calabresi.
Sicuramente la linea di Calabresi non si è mai troppo discostata da quella di un giornale, se non organico, comunque fiancheggiatore del Pd. Qualcosa deve essere successo, perché è indubbio che La Repubblica ha e avrà sicuramente una forte influenza su ciò che si muove politicamente nel mondo antipopulista e antisovranista.
Carlo Verdelli, già direttore de La Gazzetta dello Sport e vicedirettore del Corriere della Sera, è stato direttore editoriale della Rai, per poi dimettersi dopo la bocciatura da parte del consiglio d’amministrazione del suo Piano di riforma per l’informazione. Milanese, classe 1957, Verdelli inizia la carriera giornalistica come collaboratore alle pagine milanesi di Repubblica, mentre successivamente ricopre vari incarichi nelle testate Mondadori. È stato il vice di Paolo Mieli (che lo aveva voluto alla direzione di Sette) e di Ferruccio De Bortoli al Corriere della Sera. Nei primi anni Duemila era passato alla direzione di Vanity Fair per poi tornare in Rcs alla guida de La Gazzetta dello Sport dal 2006 al 2010.
Negli stessi giorni della nomina di Calabresi a La Repubblica, Verdelli era approdato in Rai di Campo Dall’Orto per elaborare un Piano di riforma dell’informazione, naufragato due anni più tardi con la bocciatura del Cda: non erano piaciuti, in particolare, l’accorpamento di RaiNews e TgR e lo spostamento della redazione del Tg2 a Milano.
Calabresi, quindi, lascia dopo poco più di tre anni la direzione del quotidiano romano, iniziata nel gennaio 2016. Tra le prime uscite, ci fu l’intervista esclusiva ad Al-Sisi nella quale il presidente egiziano prometteva verità nel caso di Giulio Regeni: “Scopriremo e puniremo i responsabili”, disse a Calabresi. Nel gennaio dello scorso anno si era consumato uno scontro a distanza con l’ex editore Carlo De Benedetti.
Commentando il momento del quotidiano, De Benedetti aveva detto: “Un consiglio a Repubblica: Don Abbondio diceva che chi non ha il coraggio non se lo può dare”. Un riferimento non tanto velato proprio alle scelte editoriali di Calabresi, che in quei giorni era stato affiancato come condirettore da Tommaso Cerno, poi eletto senatore del Pd alle politiche del 4 marzo.
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