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Ufficiale, Pernigotti chiude: governo battuto. E Giggino che prometteva il salvataggio…

Ve la ricordate la vicenda Pernigotti? Fu un’altra bella occasione per Di Maio e il Movimento 5Stelle di lanciare bufale e fare campagna elettorale su una tragedia di molti lavoratori. Ebbene, dopo tanti proclami, tweet e post (che tanto solo quello sanno fare veramente), arriva al capolinea la storia di Pernigotti: il 5 febbraio i sindacati hanno firmato l’accordo per la cassa integrazione che di fatto sancisce la fine della produzione nello stabilimento di Novi Ligure, mentre la proprietà turca mantiene la proprietà del marchio ed esternalizza la produzione.

Ovvero esattamente la strada che il governo Conte, con il ministro Luigi Di Maio aveva promesso che sarebbe stata scongiurata. Lo scorso 15 novembre, Di Maio aveva così scritto sui social network: “Io e il presidente Conte incontreremo presto l’attuale proprietà di Pernigotti. Deve essere chiaro che il marchio, la fabbrica e i lavoratori sono un’unica cosa e devono quindi avere un destino condiviso”.

Da allora sono circolate diverse ipotesi di intesa, Di Maio si è recato a Novi e si è fatto fotografare mentre mangiava cioccolatini, ma l’azienda non ha ceduto di un millimetro. Il 5 febbraio, giorno della firma dell’accordo per la cassa, nessuna dichiarazione da parte del governo e da Di Maio in particolare. Il 15 novembre Giggino scriveva: “Oggi ho mangiato un cioccolatino che mi hanno donato i lavoratori della Pernigotti. Un piacere di cui sia io che milioni di italiani non vogliamo privarci”. E ora? Eh, purtroppo è così: la propaganda è una cosa, fare politica un’altra. E loro la politica non sanno davvero farla.

In serata l’azienda in un comunicato spiega che “è stato raggiunto l’accordo con sindacati ed Rsu relativo all’avvio della procedura di Cassa integrazione guadagni Straordinaria per 92 dipendenti dello stabilimento di Novi Ligure”. Si parte il 6 febbraio per dodici mesi.

L’azienda, nell’incontro al ministero del Lavoro, ha ribadito “il proprio impegno a limitare quanto più possibile l’impatto sociale e a ricercare concrete possibilità di re-industrializzazione del sito” e a “comunicare tempestivamente eventuali accordi di re-industrializzazione, cercando di evitare il proliferare di inutili speculazioni – come avvenuto nei mesi scorsi – per non alimentare false aspettative, prive di concreti fondamenti”. Pernigotti aveva annunciato l’intenzione di chiudere lo stabilimento italiano a novembre.

L’intenzione del gruppo era mantenere il marchio e appaltare la produzione a un’altra fabbrica italiana. Toksov, il proprietario turco, ha reso noto che l’esternalizzazione è già iniziata e che Pernigotti “ha già affidato a partner attivi sul territorio nazionale la produzione di alcune linee di prodotto, salvaguardando la qualità e l’attenzione per le materie prime che da sempre caratterizzano l’offerta Pernigotti”.

 

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