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Imparare una lingua straniera dormendo? Se fatto con criterio è possibile. Ecco come funziona

Apprendere nuovi vocaboli di una lingua straniera, durante il sonno è possibile se fatto con criterio. Per la prima volta è stato dimostrato che nuove parole straniere e le loro traduzioni possono essere imparate durante un pisolino dopo pranzo grazie alle associazioni immagazzinate proprio nel periodo di veglia. A condurre questa analisi sono stati gli studiosi dell’Università di Berna in un lavoro pubblicato su Current Biology, che hanno dimostrato dunque che se fatto in maniera sensata, imparare una lingua straniera dormendo è una cosa più che realizzabile.

L’esperimento
Nel corso dell’esperimento gli scienziati hanno invitato alcuni volontari a fare un pisolino dopo pranzo in laboratorio. Durante il sonno hanno ascoltato le parole di una lingua artificiale, inesistente, e la relativa traduzione in lingua tedesca. Una volta svegli i partecipanti sono stati in grado di ricordare buona parte dei nuovi vocaboli. Secondo gli autori dell’esperimento, tutto ruota attorno all’ippocampo, una struttura cerebrale essenziale per l’apprendimento legato alla veglia. Quando raggiungiamo livelli di sonno profondo, le cellule cerebrali coordinano progressivamente la loro attività. Durante questo periodo proprio queste cellule sono comunemente attive per un breve periodo di tempo prima che entrino congiuntamente in uno stato di breve inattività. Lo stato attivo è chiamato Stato Up e lo stato inattivo Stato Down: i due stati si alternano ogni mezzo secondo. Secondo gli autori i nuovi termini sono stati memorizzati nel momento in cui le cellule cerebrali erano negli “stati attivi”.
I ricercatori hanno esaminato l’attività cerebrale dei volontari sottoponendoli a risonanza magnetica funzionale sia durante il sonno sia dopo il risveglio scoprendo che le parole straniere erano associate correttamente alla traduzione in tedesco quando venivano ascoltate più di una volta (da due a quattro) e solo nei momenti in cui le cellule cerebrali erano nello stato attivo. Secondo gli studiosi dunque l’esperimento dimostrerebbe che la memorizzazione di nuove informazioni non richiede per forza consapevolezza e che quindi può avvenire anche durante il sonno.

 

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