Nel 2013 il governo italiano ha iniziato un percorso di sostegno alle imprese con misure importanti per incentivare l’innovazione e aumentarne la competitività (art. 3 DL 145/2013), misure rese effettivamente fruibili con la Legge di Stabilità 2015 e ora ulteriormente incrementate e prorogate fino al 2019 con la Legge di Stabilità 2017.
Parliamo in particolare del Credito di imposta, un’agevolazione fiscale che consente alle imprese di ottenere benefici significativi in termini economici, in presenza di investimenti effettuati per attività di ricerca e sviluppo.
Abbiamo intervistato Luigi Jovacchini, Co-founder e CIO di Consulenza e Risorse Srl, società di consulenza con sede a Milano specializzata in finanza aziendale in particolare per le attività di ricerca e sviluppo, per capire cosa devono fare concretamente le imprese per usufruire del credito di imposta e di tutti gli altri benefici messi a disposizione dallo stato a supporto dell’innovazione.
– Il credito di imposta: chi può usufruirne e come funziona
“La prima cosa da fare è capire se la propria azienda possiede i requisiti per usufruire dei benefici – dice il Dott. Jovacchini. Cosa che non è esattamente semplice da capire: al di là dei settori industriali di riferimento (che nel caso del credito di imposta sono praticamente tutti), alcune aziende devono fare un percorso piuttosto articolato per capire se gli investimenti fatti possono rientrare nella misura agevolativa”.
Ecco alcuni punti nodali:
- L’attività di ricerca e sviluppo deve essere stata fatta nel triennio 2012-2013-2014. Il beneficio fiscale viene calcolato in maniera incrementale, a partire cioè dall’anno successivo al triennio, pertanto il primo anno nel quale si può valutare un incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo è il 2015, mentre il primo anno nel quale si può usufruire del beneficio fiscale è il 2016, con riferimento al 2015
- Tutte le attività assimilabili a progetti di ricerca e sviluppo devono essere mappate anno per anno. Considerate che lo stesso studio di fattibilità per un progetto di ricerca e sviluppo è considerato di per sé un investimento
- Oltre alle attività, vanno analizzate e identificate le tipologie di personale impiegato (personale dipendente e consulenti esterni, sia liberi professionisti che aziende), e assegnate a ogni progetto per valutare l’ammontare dell’investimento effettuato.
L’assessment iniziale parte da un’analisi di cosa l’azienda ha effettivamente sviluppato, e il beneficio fiscale viene calcolato sull’incremento rispetto al triennio di riferimento.
– Il credito di imposta copre solo alcune delle spese effettuate: quali sono i costi imputabili?
“Innanzitutto il personale: fino al 31/12/2016 il costo del personale laureato in materie tecnico-scientifiche può essere portato in compensazione al 50%, mentre tutte le altre tipologie di personale (laureati in altre materie o non laureati) fino al 25%, se impiegati in un progetto di ricerca e sviluppo”, ci spiega Jovacchini. Aggiungiamo che dal 2017, con la nuova Legge di Stabilità, questa distinzione è stata abolita, e il costo di tutto il personale è detraibile al 50% indipendentemente dal titolo di studio.
Possono inoltre essere detratti:
- Brevetti
- Costi per la realizzazione di prototipi
- Contratti di consulenza per ricerca e sviluppo stipulati con enti di ricerca, università o società di servizi: ad esempio, i costi sostenuti per la realizzazione di un software sviluppato ad hoc e realizzato da un’azienda di consulenza esterna possono essere recuperati al 50%
E, come già accennato, i costi per gli stessi studi di fattibilità di progetti di ricerca e sviluppo possono essere dedotti e compensati fiscalmente: se prendiamo il caso di un’azienda che volesse internazionalizzarsi, il costo per lo studio di fattibilità iniziale (paese di destinazione, mercato di riferimento, competitors, etc.) potrebbe essere recuperato al 50%.
– Il credito di imposta è utilizzabile in compensazione fiscale?
La buona notizia è che, ormai da qualche anno, i benefici fiscali possono essere utilizzati in compensazione con altri tributi, e il credito di imposta non fa eccezione: può essere compensato infatti con i tributi INPS, INAIL IRPEF, IVA, IRES. È sufficiente utilizzare il credito di imposta segnalando sull’F24 per la detrazione fiscale uno dei codici tributo indicati dall’Agenzia delle Entrate.
Tuttavia, arrivare a capire quali sono in totale le imposte detraibili può essere tortuoso, come ci racconta jovacchini. “Spesso lavoriamo insieme a fiscalisti e commercialisti per arrivare al verdetto definitivo che andrà a comporre il dossier che consegniamo al cliente. Considerate che per fare il nostro lavoro bisogna sì conoscere le norme, ma essere anche molto addentro al tema della ricerca e dello sviluppo, che chiaramente cambia per ogni settore di applicazione. Noi ci avvaliamo del manuale di Frascati, lo strumento che usano tutti i paesi Ocse per raccogliere a analizzare i dati relativi a ricerca e sviluppo, e del manuale di Oslo per l’innovazione (documento afferente alla “Frascati family”). Infine, i nostri dossier sono completati da una perizia giurata da ingegneri professionisti, perché per ogni cliente ci assumiamo la responsabilità di quello che diciamo”.
– Il credito di imposta è cumulabile con altri benefici fiscali?
Nel piano Industria 4.0 del Mise sono previste numerose misure a sostegno dell’innovazione e della trasformazione dell’industria tradizionale in Industria 4.0. Tutte le misure sono cumulabili tra di loro: il super e iper ammortamento, la nuova Sabatini, il Fondo centrale di garanzia, il Credito di imposta. È possibile, con una corretta interpretazione delle leggi e una giusta pianificazione delle risorse, progettare e finanziare l’innovazione all’interno sia di aziende manifatturiere che di servizi, grazie ai benefici previsti nell’ottica di Industria 4.0. Per fare un esempio, un’azienda manifatturiera del sud che volesse acquistare un nuovo macchinario potrebbe al contempo beneficiare della Nuova Sabatini per la richiesta di finanziamento, del credito di imposta per l’acquisto di macchinari al sud e del super ammortamento degli stessi, in aggiunta al credito di imposta nel caso di un macchinario certificato Industria 4.0.
A questo proposito, negli allegati A e B della Legge di stabilità 2017 sono specificate le caratteristiche che i macchinari devono avere per essere certificati Industria 4.0 ed essere iper ammortizzabili. È fondamentale che nella fase di assessment iniziale, quando cioè l’azienda analizza gli investimenti effettuati in ricerca e sviluppo, anche i macchinari e le relative certificazioni per Industria 4.0 siano considerati come parte dell’investimento, e perciò ammessi a contribuire al cumulo del beneficio fiscale.
In sintesi, la materia è complessa ma di fatto le agevolazioni per chi vuole innovare e diventare più competitivo ci sono e sono fruibili, non resta che coglierle. Il credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo è una delle più importanti: per conoscere tutte le altre ed entrare nel dettaglio di Industria 4.0 leggete il nostro approfondimento.