I ragazzi di questa nuova generazione non sono solo “divanari” e smatphone dipendenti. Sono anche eroi. A modo loro. C’è Simone, il 15enne di Torre Maura che sfida CasaPound per difendere i rom; c’è Moise Kean, l’attaccante della Juventus classe 2000, vittima di cori razzisti e ululati che gli hanno ricordato che, negli occhi di alcuni suoi connazionali (è nato nell’italianissima Vercelli), non è un atleta né un ragazzo, ma solo una scimmia; Adam e Rami, gli eroi ragazzini che hanno salvato cinquanta studenti dalle minacce di un autista armato di accendino e taniche di benzina.
C’è Greta Thunberg, con i suoi 16 anni e le sue treccine, è un’impresa straordinaria: unire gli adolescenti di tutto il pianeta, farli scendere in piazza – pacificamente – per una sola causa e lanciare un messaggio sconvolgente al mondo dei “grandi”.
Il pensiero che Simone proprio non ha potuto tenere per sé non riguarda il trapper più in voga del momento, l’ultima challenge sul web o come diventare popolari sui social – l’unica tipologia di argomenti che, secondo buona parte del mondo adulto, i ragazzini nati nel nuovo millennio sono in grado di trattare con competenza. Questo 15enne si è imbarcato in una discussione (con toni estremamente educati, va sottolineato) sulla difficile convivenza di etnie e comunità diverse nelle periferie disagiate delle grandi città.
Senza contare la spietata analisi di come la politica, anzi, certa politica, si inserisca in situazioni già disastrate per trarne vantaggio, come un parassita che si approfitta di un organismo malato: “Quello che state facendo è fare leva sulla rabbia della gente di Torre Maura. La state trasformando per fare i vostri interessi. Se il Comune di Roma non dà i servizi a Torre Maura è colpa dei rom?”.
Non c’è provocazione né mancanza di rispetto nella posa quasi biblica di Moise Kean fermo a braccia aperte davanti alla curva dei tifosi che lo fischiano. Davide contro Golia, un ragazzo di nemmeno 20 anni. Reo di aver esultato in modo poco sportivo, forse, ma sicuramente dotato di più maturità e umanità dei tifosi che lo hanno fischiato.
Adm e Rami sono invece finiti al centro delle cronache e del dibattito politico, pretesto per l’ennesimo scontro sullo Ius soli nel palazzi del potere, e grazie al proprio coraggio potranno presto dirsi italiani. Ma non hanno agito da soli. Dietro al loro eroismo (lodevole a qualsiasi età, straordinario a 13 anni) si cela un’intera comunità composta, prima ancora che da insegnanti, genitori e autorità politiche, dagli altri membri di quella classe multietnica.
Il cerchio si chiude con colei che, in realtà, lo ha aperto, dando origine a una vera e propria ondata di ragazzi che salvano il mondo. Greta, che ci ha fatto capire quanto la maggior parte degli adulti abbia perso la capacità, o forse la volontà, di credere in un ideale e battersi per esso. L’accusa di ingenuità, già mossa contro Silvia Romano, è diventata il leitmotiv degli adulti disorientati davanti a chi sfugge alle etichette con cui vorrebbero catalogare i giovani: da un lato “sfortunata generazione senza opportunità”, dall’altro “mammoni pigri e irresponsabili”.
Tutto il resto è un fuoco di paglia destinato a spegnersi con l’età. Eppure, le piazze di tutto il mondo continuano a riempirsi di giovani armati di cartelli e il web pullula di messaggi di solidarietà verso il 15enne che sfida CasaPound o verso Greta che combatte per difendere il mondo dai grandi che lo inquinano. Questi giovani eroi, questi eroi giovani, sono semi. E stiamo già raccogliendo quale primo frutto di speranza.
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