Di Maio, piccato, risponde per le rime all'”alleato” Salvini sulla provocazione del “lavorare”. Continua dunque la fitta polemica fra la Lega e il Movimento 5 Stelle dopo le dichiarazioni di Luigi Di Maio sulla direzione che l’alleato di governo sembra aver preso in vista delle imminenti elezioni europee del 26 maggio prossimo. Come è stato già ampiamente raccontato, infatti, immediata era stata la replica di Matteo Salvini, che aveva sostanzialmente accusato il ministro del Lavoro di aver messo in piedi una polemica strumentale.
Salvini aveva detto: “Io lavoro, io rispondo col lavoro, con i fatti. Questa gente che cerca fascisti, comunisti, nazisti, marziani, venusiani… i ministri sono pagati per lavorare. Se invece di polemizzare si lavorasse di più, si sbloccassero cantieri fermi, l’Italia sarebbe un paese migliore”.
Il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, aveva infatti espresso preoccupazione per le posizioni della Lega ma anche per quelle degli alleati del Carroccio in Europa: “Mi preoccupa questa deriva di ultradestra a livello europeo con forze politiche che faranno parte del gruppo con cui si alleerà la Lega, che addirittura, in alcuni casi, negano l’Olocausto”. Di Maio spiegava che “stiamo parlando di gruppi parlamentari che sono usciti dal Parlamento, quando si commemorava la strage dell’Olocausto e quello che hanno fatto nei campi di concentramento, quindi quando vedo queste cose mi preoccupo”.
“È mio dovere come forza politica e come capo politico del M5s dire che quelle cose non mi appartengono, infatti noi creeremo un gruppo unico e indipendente in Parlamento europeo con altri movimenti civici come il nostro e non staremo con queste ultradestre, che quando si tratta di scontri ideologici mi preoccupano non poco”.
Salvini dunque ha replicato con questa faccenda del “lavorare” e subito dopo è arrivata l’ennesima controreplica di Di Maio. Un teatrino al quanto imbarazzante. “Cosa penso delle parole di Salvini? Non saprei, ultimamente sento i leghisti un po’ nervosi”, ha argomentato Luigi Di Maio, non risparmiando una stoccata al leader leghista sulla questione del “lavoro” per cui sarebbe pagato un ministro.
“Scherzando mi verrebbe da dire: da che pulpito viene la predica… Ma la prendo con leggerezza. Sarà stato il momento, non so”. Una linea condivisa dall’intero Movimento 5 Stelle, dal cui interno trapela una certa insofferenza per le parole di Salvini, accusato di passare più tempo negli studi televisivi che negli uffici del Viminale…
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