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Europa libera dai combustibili fossili entro il 2050

Un’Europa libera dai combustibili fossili entro il 2050 non è più un’utopia. A confermalo, il rapporto Towards Fossil-Free Energy in 2050 che ha verificato le possibili soluzioni in grado di renderci liberi dal carbone, dal gas e dal petrolio. Dallo studio condotto dalla Element Energy e Cambridge Econometrics, e commissionato dalla European Climate Foundation, sarebbe possibile arrivare ad avere nell’arco di 30 anni dei sistemi energetici privi di combustibili fossili in Europa, con una serie di conseguenti altri effetti positivi in grado di incidere non solo sulla salute ambientale, ma anche su parametri socioeconomici. Rispetto alle politiche attuali, un sistema energetico a zero emissioni porterebbe alla creazione di circa 1,8 milioni di posti di lavoro in più di quelli che potrebbero essere creati entro il 2050. Inoltre, la modifica strutturale consentirebbe alle famiglie comunitarie un bel vantaggio: si calcola che i risparmi in spesa energetica potrebbero toccare 23 miliardi di euro, e nel complesso, la transizione energetica potrebbe portare ad un aumento del PIL dell’UE del 2,1 per cento.

Lo studio rileva però che il processo deve essere gestito in modo oculato, attraverso il concetto della “giusta transizione“. Per far si che i cambiamenti all’orizzonte non colpiscano duramente i lavoratori di quei settori che pian piano diventeranno sempre meno competitivi, serve che la classe politica metta in piedi attività dedicate alla riqualificazione del personale, in modo da trovare sbocco nel futuro del comparto.
Stando ai risultati del report, la chiave sarebbe da ricercare nei settori dei trasporti, dell’elettricità e dell’edilizia. È necessario puntare sulle ristrutturazioni edilizie e sull’elettrificazione intelligente dei settori del trasporto stradale e del riscaldamento, che apportano importanti vantaggi rispetto a sistemi energetici passivi e inefficienti. Ciò comporterebbe una riduzione del 54% del fabbisogno di sostegno termico, un calo complessivo del renewables curtailment del 47% e una riduzione del 22% degli investimenti infrastrutturali in quanto le ristrutturazioni degli edifici riducono i picchi della domanda di energia negli edifici.

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