Il Quirinale non affossa il provvedimento sulla legittima difesa voluto dalla Lega. Ma va a colpire allo stesso tempo il cuore ideologico della norma, stroncando una propaganda che già si muoveva nel terreno del “la difesa è sempre legittima”. E colpendo così, di fatto, il Carroccio. “Va preliminarmente sottolineato che la nuova normativa non indebolisce né attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata e assicurata attraverso l’azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia”, scrive il presidente della Repubblica Mattarella nella lettera inviata al Parlamento contestualmente alla firma.
Poi il passaggio decisivo: “L’art.2 della legge, modificando l’art.55del codice penale, attribuisce rilievo decisivo ‘allo stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto’: è evidente che la nuova normativa presuppone, in senso conforme alla Costituzione, una portata obiettiva del grave turbamento e che questo sia effettivamente determinato dalla concreta situazione in cui si manifesta”. Stop alla recente propaganda leghista del “si può sparare sempre e comunque”.
Salvini ha risposto mostrandosi un po’ piccato: “Io ascolto con interesse estremo i rilievi del capo dello Stato, ma la legittima difesa è legge dello Stato e i rapinatori da oggi sanno che se entrano in una casa, un italiano può difendersi senza rischiare di passar anni davanti a un tribunale in Italia”. E se Carroccio si è affrettato a lodare le parole del presidente della Repubblica Mattarella, fingendosi comunque contento, il Movimento Cinque Stelle ha subito esultato.
Come riporta l’Huffington Post, tra gli uomini vicino a Di Maio si è subito parlato di “pistola scarica per Salvini”.
Il sottosegretario grillino alla Giustizia Mattia Fantinati ha spiegato: “Il presidente richiama giustamente quei valori nei quali crediamo e per i quali la sicurezza non può appiattirsi su approcci sicuritari. La vera sicurezza la fai con le politiche che combattono le cause sociali del crimine, non certo con la repressione muscolare o, peggio, con la proliferazione delle armi”.
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