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La Chiesa sale a bordo della Mare Jonio. Don Mattia: “Il Vangelo è qui”

La Chiesa si schiera con l’ong Mediterranea saving humans nella “lotta” contro il governo gialloverde. Da qualche giorno, infatti, sulla Mare Jonio si è imbarcato un prete, don Mattia Ferrari, 25enne vicario parrocchiale di Nonantola (Modena) che – racconta Repubblica – ha ottenuto il permesso di due arcivescovi per salire a bordo della nave che pattuglia il Mediterraneo alla ricerca di migranti da soccorrere, che proprio oggi salpa dal porto di Marsala alla volta delle acque di fronte alla Libia.

“In effetti qui sono tutti atei e agnostici”, racconta , “Ma c’è un bel clima di fratellanza, i ragazzi di Mediterranea hanno un gran rispetto per Papa Francesco. E un fatto è certo: il Vangelo, oggi, passa anche dal Mediterraneo”.

“Nello zaino, oltre a qualche ricambio, mi sono portato i vangeli, il messale e il rosario. Sono il cappellano di bordo, il mio compito è rappresentare la vicinanza della Chiesa sia a questi ragazzi che rischiano la vita per qualcosa in cui credono, sia ai migranti che arrivano dalla Libia. Siamo le prime persone che vedranno. Io voglio portare amicizia, sostegno spirituale e consolazione”.

Già in passato Papa Francesco si è scagliato contro la chiusura dei porti. E più volte – l’ultima durante la Via Crucis – ha chiesto più accoglienza.

Ma ora un rappresentante del Vaticano sarà in prima linea nel Mediterraneo con il benestare dell’arcivescovo di Modena, di quello di Palermo e della fondazione Migrantes dei vescovi. Così racconta la sua scelta: “La richiesta di avere un prete a bordo è venuta dai ragazzi dell’equipaggio: lo aveva chiesto Luca Casarini (capo delle precedenti missioni di Mare Jonio, ndr) nell’incontro con l’arcivescovo di Palermo l’8 aprile scorso, e Lorefice aveva accolto molto positivamente l’idea”.

“Con i ragazzi di Tpo e Labas di Bologna, che tramite l’associazione Ya Basta fanno parte di Mediterranea, siamo amici da tempo, perché due anni fa accolsero Yusupha, un ragazzo migrante che dormiva in stazione a Bologna e per il quale non riuscivamo a trovare posto, nonostante avessimo bussato a tantissime porte”. Un’amicizia nata grazie al comune sentimento di fratellanza con i migranti.

 

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