Ci sarebbe la mano degli americani dietro la morte del magistrato Giovanni Falcone avvenuta nel 1992. Una notizia che arriva direttamente da oltre Oceano, con il Guardian a pubblicare un articolo in cui rivela che la mafia a stelle e strisce avrebbe inviato in America un proprio esperto di esplosivi per aiutare Cosa Nostra nell’organizzazione dell’attentato che avrebbe sconvolto l’Italia pochi mesi dopo.
Un retroscena che è stato possibile ricostruire grazie all’aiuto del pentito mafioso Maurizio Avola, oggi 56 anni, che negli anni ha ucciso 80 persone prima di iniziare a collaborare con la giustizia. Stando alla sua confessione, nel 1992 sarebbe arrivato in Sicilia dall’America un uomo “sulla quarantina, con gli occhi scuri e i capelli castani, alto circa 1 metro e 85 e vestito in maniera molto elegante”.
Stando ad Avola, un esperto dinamitardo che in passato aveva lavorato con il potente boss della mafia americana John Gotti. Il suo scopo nell’isola sarebbe stato quello di istruire gli uomini di Cosa Nostra nell’utilizzo degli esplosivi, spiegando loro come far detonare una pesante carica a distanza così da eliminare Falcone e gli uomini della sua scorta senza intoppi.
A decidere la morte di Falcone era stato il boss Totò Riina, una vendetta per le indagini svolte in Sicilia e che avevano portato all’arresto di diversi esponenti di Cosa Nostra. Un episodio che segnò la storia del nostro Paese e che ancora oggi è ricordato con particolare rabbia e dolore.
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