Autonomie, sblocca cantieri, riduzione delle tasse, Tav, riforma della giustizia e sicurezza. Sei punti che Matteo Salvini, forte di una tornata elettorale da record che ha lanciato la sua Lega come primo partito d’Italia per distacco, ha messo sulla scrivania. Ai Cinque Stelle, il Capitano ha detto senza troppi giri di parole: “Entro l’estate voglio un sì convinto su questi passaggi”. Condizioni inderogabili, alle quali il Carroccio legherà le sorti dell’esecutivo gialloverde.
Non degli intenti generici, ma dei provvedimenti da mettere il prima possibile nero su bianco. Altrimenti si va al voto, senza se e senza ma. La Lega, d’altronde, col 34% delle preferenze raccolte alle europee è ora la metà forte di un governo che vede, di contro, i Cinque Stelle alle prese con un duro esame di coscienza, dopo aver visto evaporare nel giro di un anno circa sei milioni di voti.
La metà di luglio sarà così il termine ultimo, entro il quale il Movimento dovrà recepire le direttive salviniane. In caso contrario si torna alle urne, con la data delle eventuali elezioni già individuata nel 29 settembre. Un’ipotesi che ovviamente spaventa i grillini: un voto ora porterebbe a una maggioranza di centrodestra, che supererebbe agevolmente la fatidica soglia del 40%.
Di Maio, non a caso, si è subito detto disponibilissimo a incontrare i vertici della Lega per discutere dei prossimi passaggi da affrontare insieme. La sensazione, però, è che si tratti soltanto della prima di una lunga lista di cambiali che Salvini è deciso a incassare nei prossimi mesi. Ai Cinque Stelle non resta che piegarsi o andare allo scontro. Con la consapevolezza, probabilmente, di perderlo.
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