“Colpa del Pd” se la Commissione europea ha proposto di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia. Questa la versione del vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, che ha puntato il dito contro i precedenti governi per la situazione economica del Paese, sotto la lente d’ingrandimento di Bruxelles. Affermazioni rigettate dai dem, a partire dal deputato e capogruppo in commissione Bilancio alla Camera, Luigi Marattin.
Ironia dovuta al fatto che, secondo il deputato dem, “basta leggere il testo per capirlo: la violazione del criterio del debito riguarda tre anni. Si parte del 2018: comunque per più della metà di quell’anno il paese è stato governato da Conte, già basterebbe questo per chiudere la polemica”. Ma non solo: “Una semplice lettura dimostra che la violazione riguarda anche il 2019 e il 2020, la Commissione dice che da quando siete al governo voi il rapporto tra debito e Pil continua a salire e fattori aggravanti sono le riforme strutturali, non proseguite o smontate, che erano stato intraprese nella scorsa legislatura. L’esempio è quota 100 ma ci anche altre cose”.
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