Matteo Salvini si alza, gira i tacchi e se ne va. Stizzito, come uno scolaretto che non accetta il verdetto impietoso di un professore. Il docente in questione, nello specifico, ha il nome e il cognome di Giovanni Tria, il ministro dell’Economia che ha spiegato al vicepremier che no, la flat tax in deficit non è ipotesi possibile, nemmeno nei sogni. E così il leader della Lega saluta tutti e si allontana, millantando impegni. A raccontare l’episodio sono Pietro Salvatori e Giuseppe Colombo attraverso le pagine dell’Huffington Post.
Di lì a poco, dal tetto del Viminale, si lancerà nell’ennesima diretta Facebook, stavolta per lamentarsi della presenza a Roma di “gabbiani grossi come pterodattili”.
Qui però, raccontano ancora Colombo e Salvatori, si apre lo scontro. Perché se da un lato il ministero ha una serie di proposte da mettere sul tavolo, possibili soluzioni per evitare guai peggiori, dall’altro Lega e Cinque Stelle non vogliono sentir parlare di aumento dell’Iva o di tagli ai loro provvedimenti simbolo, reddito di cittadinanza e quota 100.
Poco importa del rischio di spred alle stelle o di turbolenze sui mercati. Come rivela l’Huffington Post, il governo vuole assorbire tutto nella legge di bilancio di ottobre, spiegando tutto nella nota di aggiornamento al Def prevista per fine settembre. Con un problema: al netto dei 23 miliardi che occorrono per non far aumentare l’Iva, i 2 o 3 di spese indifferibili, aggiungere la flat tax farebbe lievitare la manovra verso quota 40 miliardi. Tria avvisa che non si può fare un unico provvedimento in deficit e chiede coperture, la Lega sa che l’impresa è quasi impossibile.Nascono così due fazioni: Lega e Cinque Stelle da una parte, amici ritrovati dopo tante magagne elettorali, i tecnici dall’altra. Un’indiscrezione che è stata però smentita da Salvini, che a tal proposito ha spiegato: “Ho parlato con il ministro Tria anche oggi pomeriggio e non sono sicuramente le sue parole e i suoi pensieri. Fa parte di quei retroscena giornalisti che non mi appassionano”.
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