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Cornuto e mazziato: il piano di Salvini e Toti per prosciugare Berlusconi

Giovanni Toti giovedì pomeriggio ha riunito un gruppo di parlamentari di Forza Italia nella sede romana della Regione Liguria. A loro ha spiegato: “Dobbiamo stare pronti per quando si vota, che non penso sarà a breve, e creare il nostro contenitore moderato, alleato con Salvini, perché è chiaro che non si alleerà mai più con Berlusconi”. Il dado dunque è tratto. E Salvini e Toti ora tessono la trama di un doppio gioco continuo che terrà alta la tensione nel centrodestra.

Salvini da un lato rassicura Berlusconi, dall’altro dà mandato a Toti di asfaltare Forza Italia. Ha parlato sia col primo che col secondo, ma è col secondo che si è confrontato sul punto vero. E cioè che nelle sue intenzioni il centrodestra non c’è più. Andare da solo è certamente un rischio, ma la Lega ora lo pressa per “rompere subito” coi 5 Stelle e andare al voto. Dunque, bisogna arrivare ben preparati all’appuntamento.

 

Berlusconi, però, sembra non rendersi conto dell’imminente scissione del suo partito. Alla riunione nella sede della Regione Liguria c’erano parecchi parlamentari di Forza Italia, almeno una quindicina: il pugliese Luigi Vitali, il campano Franco Cardiello, qualcuno vicino a Gaetano Quagliariello, tre-quattro lombardi meno noti, pronti a seguire il governatore della Liguria nel suo strappo, ormai annunciato, nell’iniziativa del 6 luglio.

È una decisione maturata, proprio perché condivisa con Salvini, che prescinde da tutta la discussione dentro Forza Italia, su congresso, regole, coordinatore primarie, perché, al netto di tutto, il punto è che dentro Forza Italia non è in discussione la leadership di Berlusconi e quella leadership impedisce un dialogo su basi nuove con Salvini.

Toti dunque rilancia e sferra un altro attacco per dettare il nuovo corso: “Non è che facciamo le primarie per scegliere il maggiordomo di Arcore. Le primarie sono per un progetto politico, per un leader che ha piene deleghe, che deve essere percepito interprete di un progetto serio alle spalle”. Niente prestanome di Berlusconi, dunque. Toti ha ben chiaro che deve occupare un campo che sulla sponda opposta potrebbe essere preso da Calenda o chi per lui.

E il modo in cui Berlusconi ha impostato il congresso del suo partito, tutto fondato sulla cooptazione, deve aver accelerato la frana se Giovanni Toti ha raccontato di aver avuto qualche scambio anche con la Carfagna: “Un po’ di idee di Mara coincidono con le nostre. Si è smarcata, adesso vediamo dove porta il suo malessere. Se resta lì è la migliore dei peggiori, se viene con noi costruisce qualcosa di nuovo”.

Lo schema del 6 luglio sarà il lancio di una costituente, aperta, tutta fondata sulle primarie, da offrire alla Meloni e a chi ci sta di Forza Italia e valutare le risposte che arrivano. Se, come presumibile, nessuno scioglierà l’esistente per la nuova avventura comunque il movimento andrà avanti per dare, come dicono da quelle parti, copertura al centro a Salvini.

Giancarlo Giorgetti, parlando con qualche vecchio amico, si è fatto sfuggire: “Al 50 per cento il governo cade entro un mese, al 100 per cento si vota entro marzo dell’anno prossimo”.

 

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