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Forza Nuova choc: Mussolini sul manifesto per la campagna di tesseramento

E Forza Nuova ritira fuori Benito Mussolini. Con la solita sobrietà e la solita incostituzionalità. L’estrema destra italiana, sdoganato ormai il fascismo grazie all’attuale governo, torna a prendere sempre più piede facendosi beffe della Costituzione. Un manifesto con la foto di Benito Mussolini e la scritta “Le radici profonde non gelano mai” (citazione dello scrittore inglese J. R.R. Tolkien). È la campagna di Forza Nuova Calabria per il tesseramento regionale 2019.

La prima, nella storia del partito neofascista guidato dall’ex terrorista nero Roberto Fiore, dove viene utilizzata in modo esplicito l’immagine del duce. L’effigie del dittatore è in bianco e nero: vestito elegante, cappotto, cravatta, bombetta in testa, sigaretta tra le labbra.

A dare un senso alla locandina è una delle frasi celebri di Tolkien, adottato da anni come riferimento letterario dall’area “identitaria” e dell’estrema destra. Le radici profonde, dunque. I dirigenti di Forza Nuova le esibiscono con orgoglio: e il volto di Mussolini diventa il veicolo di marketing scelto per raccogliere iscritti rivendicando le origini e l’appartenenza del partito fondato nel ’97 da Roberto Fiore (rientrato in Italia dopo una lunga latitanza all’estero).

La scelta di usare l’immagine del dittatore fascista provoca polemiche: “Se non è questa apologia di fascismo ci domandiamo quando mai lo sia”, attaccano Osservatorio sulle nuove destre e Anpi. Su Forza Nuova si sono già espresse due sentenze della Cassazione: una del 2010 e una del 2011. I giudici hanno sottolineato la natura “fascista” del partito.

Che in effetti, per bocca del suo leader, ha sempre rivendicato di portare avanti gli ideali e la cultura del fascismo. Tra 2011 e 2016, Forza Nuova ha collezionato centinaia di denunciati (per reati vari, a partire dalla violazione delle leggi Scelba e Mancino) e decine di arrestati. Gli ultimi, Castellino e Nardulli, per l’aggressione ai danni di un cronista e di un fotografo dell’Espresso al cimitero del Verano a Roma.

Numerose sono state le azioni violente e intimidatorie portate avanti nei confronti della stampa, in particolare contro i cronisti di Repubblica. Lunedì sera, intervistato dalla trasmissione Prima dell’Alba (Rai3), Fiore ha ribadito che la guerra contro “Repubblica e il gruppo Espresso (oggi Gedi, ndr) continuerà. Il primo atto fu il blitz di una decina di militanti incappucciati, armati di fumogeni e striscioni, sotto la redazione del giornale nel 2017.

 

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