Uno scandalo che già pesa sulle spalle di Ursula von der Leyen (Vdl), candidata alla presidenza della Commissione europea. Del quale parlano i giornali ma che non sembra avere troppa influenza sul suo futuro politico, con l’elezione che pare ormai imminente. E che però potrebbe pesare in futuro. Nel mirino una serie di consulenze molto redditizie che sarebbero state concesse senza i necessari controlli dal ministero della Difesa tedesco di cui la donna è a capo.
Consulenze che, questa è l’accusa, sarebbe il culmine di un crescere d’influenza da parte del settore privato sul suo ministero. L’accusa è che le consulenze siano state gestite in modo poco trasparente e meritocratico, affidate agli amici degli amici. Analizzando 56 su 375 contratti presso il ministero della Difesa nel periodo 2015-2016, la Corte dei Conti federale ha stabilito che nella maggioranza dei casi il ministero della difesa non ha fornita una giustificazione sufficiente, mentre in più di un terzo dei casi l’assegnazione è avvenuta in modo irregolare.
A beneficiarne sarebbe stata soprattutto la compagnia di consulenza Accenture a suon di milioni di euro. Si ipotizza che la compagnia si stata agevolata dalla rete di amicizie del manager Timo Noetzel, che vantava contatti sia al ministero che nell’esercito. Ma il ruolo di Ursula von der Leyen nello scandalo rimane incerto. Lo scorso novembre aveva ammesso che degli errori erano stati commessi nel metodo di selezione dei consulenti, senza però che ci fossero episodi di corruzione.
La colpa era stata del troppo lavoro, della fretta, del tentativo di modernizzare in poco tempo il ministero del quale, quando arrivò alla guida Vdl nel dicembre 2013, il materiale bellico si contava ancora a mano e l’archivio era ancora cartaceo. Adesso Von der Leyen sarà chiamata a testimoniare in Germania. Dovrà rispondere anche dell’accusa che l’investigazione interna avviata dal Ministero sia stata volutamente lente e inefficace.
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