Il caso di Bibbiano ovunque, onnipresente, virale ormai da tempo sui social. Una strategia precisa per evitare che le attenzioni degli utenti si spostino verso altre tematiche, approfittando della grande emozioni e dell’empatia che la vicenda, in sé terribile, genera (si parla di minori sottoposti ad abusi mentali e fisici) “politicizzandola”. Questa, in sintesi, la denuncia che arriva dalle pagine di Repubblica, dove Giuliano Foschini e Beniamino Pagliaro hanno puntato il dito contro la campagna virtuale del momento.
“Nella storia di Bibbiano il primo soffio è della sera del 12 luglio del 2019. Non è una giornata qualsiasi: 48 ore prima Buzzfeed News aveva pubblicato gli audio dell’incontro del Metropol. […] La sera di venerdì 12 accade però una cosa. Negli studi televisivi di Rete 4, Mario Giordano, nella trasmissione Fuori dal Coro, si occupa della caso di Bibbiano, il paesino dell’Emilia Romagna dove un’indagine della magistratura (Angeli e Demoni) aveva sollevato una storia tremenda di bambini che sarebbero stati tolti alle famiglie d’origine dai servizi sociali del paese, sulla base di relazioni fasulle da parte di psicologi”.
“Sono passate due settimane dagli arresti e Giordano torna sul caso. Lanciandosi in un appassionato monologo, tanto da accasciarsi a terra, travolto dagli applausi del pubblico in studio. ‘Vogliono distruggere la famiglia! Cosa ce ne frega di tutto il resto?’. Giordano sta facendo il suo mestiere, sia chiaro. Nulla sa di quello che accadrà dopo. Ma quel monologo cambia qualcosa. È il primo soffio. Prima di quella sera, come si capisce facilmente analizzando i flussi di ricerche su Google Trend, milioni di italiani avevano al centro della loro curiosità il caso Metropol. Poi qualcosa cambia: lo sfogo di Giordano diventa virale perché viene rilanciato da migliaia di utenti”.
“Non un caso. I primi a farlo sono i gestori di gruppi Facebook a ‘caratterizzazione sovranista’. Sono quelli che abitualmente si scagliano contro i vaccini. Quelli che si occupano di migranti. Sono gli abitanti delle ‘camere dell’eco’, dove – è stato dimostrato scientificamente – è più facile aumentare un pregiudizio che cambiare idea.
A quel punto un account di un ragazzo triestino di 32 anni, o almeno questo è detto nella biografia, Wuolli87 è il nickname, lancia per la prima volta l’hashtag che diventerà uragano: #ParlatecidiBibbiano”.
“Poche ore dopo #ParlatecidiBibbiano viene rilanciato dall’influencer sovranista Francesca Totolo, ventimila followers, icona della destra on line. Poi tocca a Davide Barillari, consigliere regionale dei 5 Stelle, antivaccinista convinto. Si alza la tempesta: secondo uno studio di Alex Orlowski, migliaia di tweet uguali partono contemporaneamente da account che normalmente rilanciano i contenuti di “Salvini premier”. Centinaia di migliaia di profili rilanciano il messaggio, compresi personaggi famosi (Nek, Laura Pausini, Ornella Vanoni). A quel punto interviene la politica: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Luigi Di Maio. L’onda è altissima, impossibile da fermare. #ParlatecidiBibbiano chiedono tutti, mentre Savoini, il suo amico Salvini e il Russiagate restano in superficie, sbalzati lontano. Dall’onda”.
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