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Carabiniere ucciso, così l’Italia ha abboccato alla bufala dei nordafricani

Una bufala che aveva fatto il giro del web nelle ore immediatamente successive alla morte del carabiniere Mario Cerciello Rega, quella che voleva due nordafricani come responsabili dell’aggressione armata a danno dell’agente. E che invece si è rivelata falsa, come quella della cattura di quattro persone di colore in relazione all’omicidio. Messaggi che sono stati amplificati e rilanciati, nonostante non fossero stati verificati, da uomini dell’Arma e della guardia di finanza.

Come spiega Wired, infatti, la notizia del presunto fermo di alcuni nordafricani con tanto di foto dei presunti colpevoli era comparsa sulla pagina di un agente delle Fiamme Gialle con 6 mila follower, che incitava al linciaggio dei colpevoli. “Si è svolta così una delle numerose trame laterali del caso di cronaca che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso nella giornata di venerdì 26 luglio e che in serata ha visto la confessione di uno dei due studenti americani fermati per l’omicidio”.

“In mezzo, come spesso succede in questi casi, molte reazioni scomposte della politica, che in alcuni casi sono arrivate a collegare apertamente la vicenda ai salvataggi operati dalle ong del Mediterraneo”. Una fuga di notizie iniziata con un titolo del Messaggero, poi modificato, rilanciato da Salvini che chiedeva “i lavori forzati” per i responsabili del delitto. La stessa testata successivamente avrebbe anche fornito un identikit, poi rivelatosi inesatto, dei colpevoli. A confermare il tutto anche altri organi di stampa, come Repubblica e SkyTg 24.“Alle 12.47 del 26 luglio, la svolta. La pagina Facebook Puntato, l’app degli operatori di polizia, annuncia la cattura di quattro nordafricani, ‘tre cittadini di origini marocchine e uno di origini algerine’, con tanto di foto segnaletiche e occhi coperti per tutelarne la privacy. Si tratta naturalmente di una bufala, che resta online per un lasso limitato di tempo, ma tanto basta a scatenare il web visto che la pagina è ritenuta abbastanza affidabile, agganciata al sito della polizia”.“Nel giro di pochissimo tempo, su Twitter spuntano le schede segnaletiche dei quattro presunti sospetti, documenti riservati e non oscurati, teoricamente nelle mani dell’Arma dei Carabinieri, che riportano nome, cognome, fotografia e persino informazioni relative a domicilio e genitori degli uomini. Uno degli utenti che per primo ha postato le immagini – per poi cancellarle – ha rivelato di averle trovate su Portale Difesa, un aggregatore di notizie sulle forze armate dotato di forum e gruppo chiuso su Facebook”. A dare la definitiva visibilità alla falsa notizia ci ha però pensato una pagina Facebook chiamata “Soli non siamo nulla. UNITI Saremo TUTTO”, che ha ripubblicato la foto messa in giro da Puntato, accompagnandola con la didascalia “Ora lasciateli a noi colleghi ed al popolo, faremo noi giustizia”. Prima di essere cancellato, il post è rimasto online per sei ore, ottenendo quasi 5mila condivisioni. Unico admin della pagina, un agente della Guardia di Finanza con un breve passato in politica, la cui pagina è piena di simboli di estrema destra.

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