Se c’è una persona che non deve essere toccata nella vicenda del figlio di Salvini sulla moto d’acqua, è proprio il poliziotto alla guida. Chi è responsabile, e deve pagare, è il ministro dell’Interno. Il procedimento disciplinare che sarà aperto alla Questura di Ravenna riguarderà innanzitutto l’agente che ha portato il figlio di Salvini a fare il giretto sulla moto d’acqua a Milano Marittima. Vi sa una cosa normale? Il poliziotto ha sbagliato, eccome se ha sbagliato. È stato debole di fronte all’inutile arroganza del potere.
Ma si deve essere onesti: quale poliziotto direbbe no a una richiesta del Ministro dell’interno, del suo capo politico, di chi può decidere le sorti della sua carriera? Il colpevole politico è Matteo Salvini che quella richiesta non avrebbe dovuta farla: per onestà, per serietà, per senso dello Stato.
Caratteristiche evidentemente lontanissime dal Capitano. Ma adesso non prendiamocela con quel povero poliziotto per non essere riuscito a dire quel no. Prendiamocela con chi ha fatto quella richiesta. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, infatti, non rischia l’accusa di peculato per l’agente che ha portato suo figlio sulla moto d’acqua immortalato nel video di Repubblica.it girato da Valerio Lo Muzio. Ma a rischiare è invece il poliziotto che lo ha portato.
Il procedimento disciplinare potrebbe estendersi anche ai colleghi che con toni arroganti, a volte minacciosi, si rivolgevano al giornalista Valerio Lo Muzio, dicendogli di allontanarsi da quel tratto di spiaggia e di non riprendere la scena. Potrebbe andarci di mezzo pure qualche agente della scorta di Salvini, particolarmente attivo nel promuovere l’omaggio al figliolo sedicenne del ministro degli Interni.
L’uso privato di un mezzo di servizio in favore di terzi potrebbe anche portare a una denuncia per peculato d’uso, ma qui invece la moto d’acqua ha fatto lo stesso percorso che avrebbe fatto per garantire la sicurezza del ministro dell’Interno in spiaggia, quindi nessuno se n’è appropriato ad altri fini. Il trasporto di un passeggero non autorizzato è privo di copertura assicurativa, ma per fortuna non si è fatto male nessuno.
Naturalmente il questore di Ravenna, Rosario Eugenio Russo, si è consultato sul da farsi con i vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza. Nella polizia c’è irritazione e imbarazzo. In altri Paesi quanto successo porterebbe dritto dritto alle dimissioni del ministro, mentre da noi “è stato un errore da papà”, come ha dichiarato Salvini.
La cosa grave è che questa “scenetta” di Milano Marittima offre l’immagine di una Polizia di Stato sostanzialmente “privatizzata” e ridotta al personale servizio di un leader politico e dalla macchina della sua propaganda etnico-politica che ha parzialmente sostituito gli uffici stampa istituzionali.
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