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Ani, la capitana di Open Arms: “Se salvare è un reato io sono una trafficante”

Ani Montes Mier, 31 anni, è a capo della missione di 7Open Arms, la nave che lo scorso primo agosto ha soccorso 121 migranti in mare. Oggi è lei a parlare forte e chiaro per ribadire la sua posizione: “Se salvare vite in pericolo è un crimine, io sono una trafficante. Ma se parliamo dei trafficanti che guadagnano milioni di euro, loro sono a terra in un posto sicuro, non in mare, non rischiano la vita come queste 121 persone che stiamo cercando di aiutare”.

Dopo Pia Klemp e Carola Rackete, il nuovo volto delle Ong è una ragazza spagnola, che ormai da 4 anni viaggia a bordo delle navi di Open Arms: “La mia vita è cambiata per sempre – ha raccontato la 31enne – Significa che non posso, né voglio tornare alla mia vecchia vita. Da quando ho conosciuto la vita reale, ho realizzato tutti i privilegi che ho avuto”.

E per lei, salire su quelle navi “è la cosa migliore che mi sia capitata. Aiutare le persone in stato di necessità è quello che ogni essere umano deve fare. Preferisco invecchiare con la chiara coscienza di aver fatto la cosa giusta. Non importa cosa può accadermi se loro sono in salvo”. Ed è convinta che sarà lei a portarli “in un porto sicuro” e chiede aiuto, rivolgendosi ai porti più vicini, come Lampedusa e Malta.

Ma Ani intende andare oltre: “Non chiedo solo un porto sicuro dal punto di vista giuridico, ma anche dal punto di vista umano. La solidarietà non muore mai. Io non la lascerò morire”. Intanto, però, in Italia, lei e il comandante Marc Reig sono già indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza privata.

Ma questo non interessa la capo missione, determinata nella sua giusta battaglia: “È troppo facile provare che noi non siamo in contatto con nessun trafficante. È la ragione per cui stiamo ancora lavorando, perché non esiste alcuna prova. Una bugia più volte detta non diventa verità solo perché viene detta”.

Ani è convinta di non violare alcuna legge: “Noi stiamo rispettando le convenzioni internazionali che gli Stati hanno firmato. Noi siamo qui per dimostrare che loro le stanno violando, non noi. Preferisco invecchiare con la chiara coscienza di aver fatto la cosa giusta. Non importa cosa può accadermi se loro sono in salvo”.

 

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