“Abbiamo detto al presidente Mattarella che il M5S non si sottrarrà alle proprie responsabilità. Abbiamo detto che l’Iva non aumenterà e manterremo questo impegno”. Con queste parole Luigi Di Maio, concluse le consultazioni con il Colle, ha ufficializzato la presa di posizione del Movimento, seguita a quella altrettanto netta del Partito Democratico di Zingaretti. Parole che hanno spinto il Quirinale a convocare Conte, al quale sarà ora affidato il mandato di creare un nuovo governo.
Di Maio era poi stato durissimo con Salvini: “Sessanta milioni di italiani hanno vissuto questo agosto nell’incertezza assoluta. Da circa un mese non hanno più un Governo pienamente in carica. Sulla loro testa è piombata una crisi inaspettata, provocata da una forza politica che ha staccato la spina al Governo di Giuseppe Conte, dopo che quel Governo aveva rimborsato i truffati delle banche, dato a questo Paese Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza e adottato nuove politiche sull’immigrazione e si era guadagnato il rispetto ai tavoli europei e internazionali. Molti di questi italiani stavano aspettando l’abbassamento di tasse, il salario minimo, la revoca delle concessioni autostradali, ma si è deciso di far saltare tutto”.
Parole da vero leader, insomma. Che si sono scontrate però con quanto specificato poco dopo da Grillo sul suo blog: “
Non facciamoci distogliere dalle incrostazioni che la realtà ha lasciato sui nostri scudi, è assolutamente normale ed atteso che ogni accenno ad un ministero si trasformi in una perdita di tempo condita da cori di reciproche accuse di attaccamento alla poltrona. Questo perché un po’ di poltronofilia c’è ma, soprattutto, non ci sono i tempi né per un contratto e neppure per chiarirci su ogni aspetto, anche fintamente politico, delle realtà che i ministeri dovranno affrontare. Oggi è l’occasione di dimostrare a noi stessi ed agli altri che le poltrone non c’entrano nulla: i ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza, assolutamente al di fuori dalla politica”.Ministri fuori dal mondo della politica, dunque. Una mossa che ha completamente sparigliato il tavolo. Che piace fin da subito agli elettori, molto meno a chi invece per quelle poltrone era già impegnato in feroci trattative. Come Di Maio stesso, che dopo aver ammesso di aver “rifiutato la proposta della Lega che mi voleva premier” sognava la conferma nel ruolo di vice e un trasferimento alla Difesa.
E ora? Grillo, di fatto, lo ha “licenziato” a parole. Il popolo grillino pare schierarsi con il comico genovese. Tanti, all’interno del partito, apprezzano l’idea, che darebbe una svolta in positivo all’immagine un po’ ammaccata del Movimento. Il rospo da ingoiare, però, è grosso. E Di Maio potrebbe, dopo tanti “sissignore”, puntare i piedi.
Grillo torna in campo: “I ministri siano scelti fuori dal mondo politico”