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Diceva: “Prima gli italiani”. Tutto quello che Salvini NON ha fatto per loro

Quante volte lo abbiamo sentito dire “prima gli italiani!”? Parecchie, sempre, anche col crocefisso in mano. Eppure Salvini, nei suoi quasi 15 mesi di governo, sembra esserseli proprio dimenticati gli italiani. Ha fatto un gran casino mediatico, ma nel concreto non ha fatto nulla. Ripercorriamo ora le sue promesse e tutte le sue mancate azioni. Aveva speso gli ultimi due anni della sua vita a martellare il Paese sulla necessità di misure in favore dei “poveri italiani”. Partiamo dall’operazione comunicativa più eclatante, e forse più antipatica: quella sui terremotati.

Da anni Salvini ha deciso che c’è una sorta di reciproca esclusione tra i soccorsi ai migranti e gli aiuti ai terremotati: in campagna elettorale aveva girato le località terremotate del Centro Italia, indossando le varie felpe con i nomi dei paesi che visitava e promettendo aiuti immediati ai cittadini. Che però non sono mai arrivati: la ricostruzione delle città terremotate è ancora al palo e oltre 50 mila italiani rimangono senza casa.

Anche per i poveri italiani che una casa ce l’hanno, inoltre, il ministro non ha fatto molto altro. Non ha tagliato le accise sulla benzina (come aveva promesso di fare nella prima settimana di governo), non ha introdotto la flat tax, nonostante avesse promesso “due aliquote fisse al 15 e al 20%, realizzabili da subito” per tutti. Inoltre non ha innalzato le pensioni d’invalidità, né quelle minime per gli italiani (sotto i 500 euro), nonostante avesse già chiaro tutto, visto che aveva spiegato in campagna elettorale che i soldi per alzare le pensioni agli italiani li avrebbe trovati facilmente abbassando quelle ai migranti. Bah!

Nei 14 mesi in cui è stato vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini non ha esteso l’esenzione totale dalle tasse universitarie per i poveri studenti italiani e non ha attuato fino in fondo la nuova politica per le case popolari, da dare ovviamente prima agli italiani (si è limitato a una circolare che esortava i prefetti a eseguire sgomberi più tempestivamente).

Poi ha fregato i pastori sardi, che a febbraio hanno protestato contro il crollo del prezzo del latte di pecora dagli 85 ai 60 centesimi al litro. “Risolvo il problema entro 48 ore”, diceva sicuro il 14 febbraio. Risultato? Un nulla di fatto. E che dire dei tanto amati poliziotti? Il leader leghista, che pure ama indossare la divisa della polizia, non si è mai occupato di rinnovare il contratto di lavoro degli agenti, scaduto da diversi mesi.

Niente, la speranza per chi vuole essere aiutato operativamente da Salvini è forse quella di diventargli nemico. Numeri alla mano, il ministro ha speso molte più parole, tempo, tweet e provvedimenti per occuparsi dei migranti, piuttosto che dei “poveri italiani”. E forse è meglio così, la sensazione è che avrebbe solo peggiorato le cose.

 

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