Una delle carriere politiche più lunghe nella storia d’Europa, quella dell’ex presidente della Repubblica francese Jacques Chirac, scomparso in queste ore all’età di 86 anni. Eletto due volte capo dello Stato (1995, 2002) e due volte primo ministro (1974, 1986), era stato in passato anche sindaco di Parigi e ministro dell’Interno. Da qualche anno si era ritirato dalla vita pubblica per vivere con la moglie Bernadette nella sua casa a Parigi. Nel 2005 era stato vittima di un ictus e da tempo era molto malato.
Chirac è stato tra i presidenti più amati dai francesi che, in un sondaggio Ifop del 2015, lo elessero come il loro preferito davanti a François Mitterand e Charles De Gaulle. Tra i ricordi che lo hanno fatto entrare di diritto nella storia, il suo secco no nel 2003 alla guerra in Iraq a fianco degli Stati Uniti. Le sue presidenze furono inoltre segnate dall’adozione dell’euro, dal taglio del mandato presidenziale da sette a cinque anni, dal riconoscimento della responsabilità della Francia nei crimini nazisti, dalla fine del servizio militare.
Ma Chirac è anche l’uomo che fermò l’avvento dell’estrema destra in Francia. Nel 2002 infatti venne rieletto dopo che, per la prima volta nella storia, il Front National di Jean-Marie Le Pen era arrivato al ballottaggio. Chirac vinse con l’82 per cento dei voti, ma grazie soprattutto alla decisione del centrosinistra di appoggiarlo per frenare l’avanzata dell’estrema destra. Due sconfitte nella corsa all’Eliseo – nel 1981 e nel 1988 sempre contro Francois Mitterrand – non lo fecero desistere e al terzo tentativo centrò l’obiettivo.
Una volta persa l’immunità presidenziale, nel 2011 Chirac fu condannato per corruzione nell’ambito del dossier dei falsi impieghi al Comune di Parigi con le accuse di appropriazione indebita di fondi pubblici, relative al suo periodo alla guida della capitale. L’ex presidente ha continuato a contestare la decisione dei giudici, ma ha deciso di non fare appello a causa dell’età e delle sue condizioni di salute”. È stato il primo ex capo di Stato a essere condannato per corruzione.
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