Soldi che girano, tanti. In mano a ragazzi ventenni, poco più o poco meno, già abituati all’idea che spacciare qualche grammo di droga sia il modo migliore per fare denaro facile. Roma, d’altronde, è una città dove il traffico degli stupefacenti non conosce sosta. E allora eccoli, i giovani capitolini che girano per le strade, tuta con cappuccio d’ordinanza. Qualcuno si porta dietro, per sicurezza, un’arma. Un coltello, in certi casi una pistola. Come quella che aveva in tasca Del Grosso, autore dell’omicidio di Luca Sacchi.
La storia che ha sconvolto l’Italia è soltanto una delle tante che è possibile raccontare a Roma, tutte legate dal minimo comune denominatore della droga. Ragazzi quasi tutti italiani, quelli che animano i traffici illegali sotto gli occhi di tutti. Senza un lavoro fisso, con la voglia di divertirsi e il desiderio di fare soldi facili, con i quali togliersi gli sfizi comuni alla loro età. Vestiti firmati, macchine, vacanze.
Li pagano a giornata, come racconta La Repubblica. Che ha intervistato alcuni di loro. “Prendo 100 euro, chi fa il palo 50 – dice Alessandro, 16 anni, spacciatore di Tor Bella Monaca – Per entrare nel giro bisogna che qualcuno garantisca per te. Tutto si basa sul rispetto”. Proprio Tor Bella Monaca, insieme a San Basilio, è una delle zone dove lo spaccio è più intenso. Quasi 24 ore al giorno, no stop.
Ci sono le droghe leggere. Ma ci sono soprattutto il crack e l’onnipresente cocaina, il vero oggetto del desiderio di chi vive nella capitale. In rari casi, l’eroina. Un mondo nel quale si entra giovanissimi: Valerio, l’altro accusato dell’omicidio Sacchi, raccontava di aver provato per la prima volta la cocaina alla medie, quando aveva 13 anni.
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