Una politica che non sa più dare risposte ai cittadini, che continuano a indignarsi ogni volta che percepiscono i loro diritti calpestati, le ingiustizie portate avanti sotto la luce del sole a loro danno. E che spinge chi un tempo votava le forze più tradizionali a rifuggire verso la facile illusione del sovranismo, della destra estrema dallo slogan già pronto, quella delle parolacce e delle adunate di piazza.
Le Regionali in Umbria sono state l’ennesima dimostrazione di una percezione distorta della realtà da parte degli italiani. Da un lato una coalizione, quella formata da Pd e Cinque Stelle, che ha dato l’impressione di essere tenuta insieme con lo sputo, senza basi concrete, veri progetti in comune. Dall’altra un centrodestra a fortissima trazione leghista e che ha ormai gettato ogni maschera. I moderati, quando ci sono ancora, si limitano al ruolo di comparsa. A comandare è la coppia Salvini-Meloni, senza contrappesi.
I cittadini hanno premiato la Lega e i suoi partiti satellite, ruolo al quale si è relegata una Forza Italia senza il coraggio di ribellarsi al proprio destino. L’ennesima, disperata richiesta di una politica forte, che sappia prendere le decisione percepite come importanti senza più esitare. Come scriveva Filippo Rossi, direttore artistico di Caffeina, nel libro Dalla Parte di Jekyll, una “politica autonoma da poteri altri”.
“Quando la politica abdica al proprio ruolo ecco quelli che succede, vince l’urlo, la propaganda, l’istante. È la rivolta delle barricate trasferita nelle urne” si leggeva in quel manifesto per una Buona Destra. Perché una soluzione non può che arrivare dalla politica stessa. Altrimenti, siamo arrivati al capolinea.
In una banalissima cucina, un capolavoro di Cimabue da 24 milioni