Dopo la batosta raccolta in Umbria, tutti guardano alle elezioni dell’Emilia Romagna come il punto di non ritorno: se il Pd e i 5Stelle riescono a sfangarla, il governo andrà avanti. Se dovesse stravincere Salvini, come accaduto ieri nelle elezioni umbre, il Conte-bis si fermerà al suo binario morto. Il 26 gennaio 2020, 4 milioni di elettori dell’Emilia Romagna sceglieranno il loro governatore e eleggeranno il nuovo consiglio. Ma così decideranno anche un pezzo del futuro politico nazionale.
La maggioranza di governo, infatti, non può permettersi un’altra sconfitta. L’Emilia è la “regione rossa” per eccellenza, ed è per questo che il Pd è ancora più spaventato. E ora che Luigi Di Maio ha annunciato che non ci saranno più alleanze elettorali M5s-Pd come quella di ben scarso successo in terra umbra, la parte favorita per la vittoria alle regionali emiliane è il centrodestra a trazione salviniana.
Lo dicono degli indicatori solidi, non le impressioni o gli stati d’animo che scaldano la cronaca politica ma contano ben poco per analizzare le condizioni reali. In base a quanto riporta You Trend, la lista più votata nelle elezioni appena cocluse, è stata la Lega. Nel computo totale il partito di Salvini in Umbria ha staccato di 15 punti il Pd e di trenta il M5s. Un’enormità. Se le due forze di governo, come oggi tutto lascia capire, abbandoneranno la strada dell’alleanza convergendo sul nome del governatore uscente Bonaccini, per loro sarà durissima.
Il perché lo spiega l’analisi dei risultati più vicini, quelli delle europee del 26 maggio, cinque mesi fa. La prima lista per numero di voti fu quella della Lega, col 33,77%, con Forza Italia al 5,87% e Fratelli d’Italia al 4,66%. Il totale del centrodestra fu quindi del 44,30%.
Dall’altra parte il Pd ottenne il 31,24%, +Europa il 3,56%, Europa verde il 2,93% e la Sinistra l’1,87%. Totale 39,60%. Il Movimento 5 stelle prese il 12,89%: se si facesse l’accordo come in Umbria la partita parrebbe incerta, e anzi l’asse giallorosso sarebbe in vantaggio. Ma intanto il M5s ora accusa i contraccolpi del voto umbro, e le dichiarazioni di queste ore, fanno capire che il massimo aiuto possibile potrà essere una desistenza pentastellata verso Bonaccini, senza neppure l’ombra di una campagna elettorale di sostegno.
Il risultato è che a 90 giorni dal voto, con il centrodestra che sembra tutto ricompattato dietro alla candidatura di Lucia Borgonzoni, il rischio di una nuova sconfitta per le forze della maggioranza nazionale sembra tangibile. E a quel punto il governo giallorosso concluderà la sua esperienza a mezzo anno dal suo insediamento.
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