Quando diciamo “narcos” ormai pensiamo a una serie tv. Purtroppo, però, la realtà è un’altra ed è tremendamente vera. Qui non siamo in un film, e le ultime notizie che arrivano dal Messico sono agghiaccianti. Nove persone, tre donne e sei bambini, che a bordo di tre auto viaggiavano insieme ad altri familiari in Messico, vicino al confine con gli Usa, sono state investite da una raffica di proiettili e bruciati vivi. Un gruppo di mormoni americani con doppia cittadinanza, è stata vittima di un’imboscata compiuta in pieno giorno dai narcos messicani.
Quello che hanno compiuto è un vero e proprio massacro, uno dei più gravi della storia messicana recente. Tra le vittime anche due gemelli di appena sei mesi rimasti legati ai propri seggiolini, intrappolati nell’auto data alle fiamme con la madre, il fratello di 11 anni e la sorella di 9. Mentre in un’altra auto hanno trovato la morte un bimbo di 6 anni, la sorellina di 4 e ad altre due donne.
Uno dei bambini, secondo il racconto dei sopravvissuti, sarebbe stato falciato senza pietà mentre correva nel tentativo di scappare. Mentre altri cinque o sei ragazzini sarebbero riusciti a sfuggire alla furia omicida nascondendosi tra la vegetazione del bosco. Ma la ricostruzione di quanto accaduto è ancora sommaria, mentre si teme che il bilancio della strage possa diventare più pesante. Nel mondo dei mormoni è un lutto che non ha forse eguali nella loro storia.
La famiglia di missionari colpita appartiene ad una comunità formata da discendenti di mormoni che lasciarono gli Stati Uniti nel diciannovesimo secolo per sfuggire alla repressione della poligamia, all’epoca praticata nella loro religione. Erano in viaggio verso Phoenix, in Arizona, per andare a prendere un parente in aeroporto, il marito di una delle vittime. La coppia si apprestava a festeggiare l’anniversario di matrimonio.
Adesso in Messico il dolore e lo choc sono enormi. Indignazione e rabbia stanno portando molte persone a prendere posizione contro la violenza che sta lacerando un Paese sempre più in mano ai cartelli della droga. Anche Donald Trump è intervenuto su Twitter e si è detto pronto ad aiutare il Messico inviando anche forze dagli Usa che potrebbero risolvere il problema delle bande criminali, ha scritto, in maniera “rapida ed efficace”.
Il livello di violenza nella regione dell’imboscata, dove opera anche il cartello di Sinaloa, è ormai intollerabile. Basti pensare che quando si è tentato il mese scorso di arrestare uno dei figli di El Chapo, almeno 400 uomini armati hanno preso il controllo della città di Culiacan, costringendo alla ritirata le forze governative messicane. E, sempre lo scorso mese, nella stessa area ben 14 poliziotti sono stati uccisi in un’imboscata.
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