Matteo Salvini rispolvera un suo vecchio cavallo di battaglia, l’abolizione del reato di tortura. Lo fa, davanti a una platea di poliziotti, in un momento di particolari tensioni, con il caso Cucchi ancora fresco e le feroci polemiche proprio tra il leader della Lega e la sorella di Stefano, Ilaria, che lo aveva definito “uno sciacallo che lucra sulla morte di mio fratello”. Ormai lo sport preferito da alcuni detenuti è la denuncia immotivata di violenza o tortura da parte di donne e uomini in divisa – ha spiegato Salvini – Bisogna rivedere quella normativa perché c’è l’avvocato ‘a gratis’, all’infinito, non per i poliziotti ma per i delinquenti e quindi qua c’è qualcosa che non funziona”.
Frasi che sono arrivate durante il Congresso nazionale del Sap a Rimini e che sono state accompagnate dalla promessa, appena tornato al governo, dell’abolizione del reato dal nostro codice penale. “Quando torniamo al Governo dobbiamo rivedere questa legge perché non si può lavorare col terrore di non poter garantire la propria sicurezza e l’altrui sicurezza”. Contro Salvini si è subito schierata l’Associazione Antigone, in prima linea per la difesa dei diritti dei detenuti, che ha sottolineato come la norma abbia soltanto due anni di vita e come sia di fatto meno rigorosa di quanto previsto dal diritto internazionale.
La legge a prima firma del senatore Luigi Manconi (Pd), approvata nel 2017, è stata votata dal Pd e da Alternativa Popolare, il partito di Angelino Alfano, mentre Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno votato contro. Si erano invece astenuti il Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, Scelta civica e Articolo 1. La norma prevede che i responsabili scontino dai 4 ai 10 anni di carcere, che arrivano a un massimo di 12 se a commettere il reato è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei suoi doveri.
“Quello di Salvini sulla tortura è brutto messaggio, un messaggio contro la legalità internazionale e la legalità interna. È un messaggio che si pone contro il buon senso, la giustizia, l’umanità e i diritti umani. La legge italiana sulla tortura, che ha solo due anni, è tra l’altro meno rigorosa di quanto il diritto internazionale preveda” ha commentato Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone. Aggiungendo poi: “Salvini non vuole migliorare questa legge. Vorrebbe probabilmente l’impunità di chi usa violenza”.
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