Vasco Rossi, più di un mito, più di un’icona della musica. Un poeta a modo suo, un rocker, uno che le cose le ha sempre dette senza mezzi termini. Lo stupore e l’euforia per gli ultimi anni, che hanno confermato e consolidato il successo di una lunga carriera. Il dispiacere e la delusione per l’Italia di oggi. C’è tanto Vasco Rossi nell’intervista al Corriere della Sera, in cui il rocker guarda indietro agli oltre 40 anni di carriera, suggellati nel 2017 con il mega-show di ModenaPark – “Basterebbe solo quello a dare un senso agli ultimi dieci anni” – e ai prossimi appuntamenti, con le due tappe romane al Circo Massimo.
Nell’ultimo decennio, racconta Vasco, “sono stati anni formidabili, con un ritorno di entusiasmo artistico da parte mia decisamente inaspettato. Considera che sono ormai quattro i decenni che mi vedono impegnato a scrivere canzoni che arrivino direttamente al cuore della gente”. Sul fronte privato, la malattia: “Se guardo indietro vedo l’incontro traumatico col Reale della sofferenza e il lento e duro lavoro su me stesso per tornare sul palco. Il cambio di prospettiva dello sguardo su tutto quello che mi sono ritrovato intorno. Adesso le consapevolezze, che non consolano, sono decisamente aumentate”.
Il mondo nel frattempo è cambiato. Gli Usa con il passaggio da Barack Obama a Donald Trump: “Un preoccupante ritorno al passato. Forse questa è la vera faccia dell’America”. Sul fenomeno delle migrazioni dice: “Sta facendo saltare gli equilibri delle nostre fragili democrazie”. Poi l’esplosione dei social network: “La cosa meno peggio di tutte le altre. Almeno ci fanno divertire, incontrare e passare il tempo”. E poi c’è la politica italiana…
E qui le conclusioni sono davvero amare, ma in poche parole Vasco fotografa perfettamente quella che è la realtà: “Mi dispiace che il nostro meraviglioso Paese sia cosi preda di rabbie e paure fagocitate da irresponsabili politici in cerca di consenso e potere”.
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