Semi assiderati, sporchi, infreddoliti. Ma per fortuna tutto sommato in buone condizioni di salute. Una scena incredibile quella che si sono trovati di fronte, all’improvviso, gli uomini della polizia di frontiera di Trieste, che dentro un vecchio vagone ferroviario hanno visto spuntare sotto i loro occhi le sagome di quattro bambini con la loro mamma. Il treno era in sosta presso lo scalo ferroviario di Villa Opicina, sul confine.
La famiglia, originaria della Siria, si era
rifugiata in mezzo al materiale edile che il treno, diretto a Ravenna, stava trasportando. Alla vista degli agenti, i piccoli hanno chiesto in inglese dove si trovassero e quando hanno saputo di essere riusciti ad arrivare in Italia si sono abbandonati a dei gesti di esultanza, stremati dal lungo viaggio ma felici. Sorridente anche la madre, incinta e con il pancione già evidente. Villa Opicina è la prima fermata italiana dopo aver superato la Slovenia.Il treno era partito tre giorni prima dalla Serbia e si era fermato vicino Trieste per un banale avvicendamento: un macchinista doveva lasciare il posto a un collega che avrebbe proseguito il viaggio fino a Ravenna. Proprio uno dei due uomini si era però insospettito nel sentire strani rumori. Pianti, chiacchiere, movimenti sospetti. Così aveva subito avvisato le forze dell’ordine, che aveva proceduto alla rottura dei sigilli.
Pantaloni rossi e giacchette a vento, i bambini non avevano con sé nemmeno le coperte. Dormivano avvolti dai vestiti in mezzo all’argilla sfusa che il convoglio stava trasportando.
La donna era in possesso di un documento siriano e dello “Stato di Famiglia” comprovante la parentela con i quattro minori: mancano alcuni dati anagrafici, anche se la donna ha riferito di avere 30 anni e che il maggiore dei figli è nato nel 2009: Stando alle prime ricostruzioni, la famiglia aveva lasciato il paese d’origine un anno fa, mettendosi in viaggio lungo la rotta balcanica con meta finale il Nord Europa per fuggire alla guerra nel loro Paese.
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