Picchiata, con estrema violenza, da sette persone. Ha solo 18 anni. Si chiama Ekaterina Lyskh. La colpa? Essere lesbica. La ragazza è stata prima insultata poi malmenata da sette bestie durante un attacco omofobico avvenuto in Russia. La giovane ha subito gravi lesioni al volto e ha raccontato la sua disavventura a numerosi quotidiani sensibili alla causa omosessuale, portando alla luce l’ennesimo episodio di discriminazione in un paese in cui i gay corrono costantemente rischi per la loro incolumità. Ekaterina e la sua fidanzata Alina stavano passeggiando per le strade di San Pietroburgo insieme ad alcuni dei loro amici quando un gruppo di sette uomini li ha seguiti, attendendo di arrivare in una zona isolata della città per poi iniziare a pronunciare insulti omofobici nei confronti delle due ragazze lesbiche.
Dopo essere fuggite in un bar vicino, Alina ha cercato di allertare la sicurezza del locale, ma uno dei loro amici è stato colpito in faccia. “I sette uomini si sono avvicinati, chiedendoci cosa ci fosse nelle nostre tasche. Abbiamo provato a proseguire per la nostra strada, ma ci hanno bloccate. Siamo comunque riuscite a imbatterci in una sorta di caffetteria. Ho provato a chiamare la guardia ma non ho avuto tempo”. Ekaterina è stata presa a pugni al volto, finendo in ospedale con commozione cerebrale e diversi punti ai lati della bocca.
I sette uomini sono riusciti a fuggire e non sono ancora stati catturati dalla polizia. Ma in Russia, come le cronache raccontano da anni, non sempre l’omofobia viene adeguatamente perseguita e punita: anche per questo episodi di discriminazione, anche violenti, sono di fatto all’ordine del giorno. Anche nella vicina Polonia, a causa di sempre più numerose aggressioni discriminatorie contro gli omosessuali, pochi giorni fa le persone sono scese in piazza per manifestare. “Lo spettro del fascismo circola in Polonia e noi non possiamo accettare la violenza contro le marce delle persone Lgbt come quella dell’ altra settimana a Bialystok”, dicono gli organizzatori della manifestazione.
Diverse persone sono state brutalmente picchiate, e fatte bersaglio di insulti omofobi. La polizia ha fermato nei giorni scorsi 77 aggressori. I media puntano il dito anche contro la Chiesa cattolica locale, perché alcuni giorni prima della marcia il vescovo ausiliare Tadeusz Wojda aveva esortato i cittadini di Bialystok a reagire. Oggi in tutta la Polonia è stato condannato l’uso della forza contro i partecipanti alla marcia. E in Italia, ahinoi, non siamo messi meglio. Anche qui se registrano ogni giorno decise di aggressioni agli omosessuali.
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