Ci sono delle mamme in Senagal che si sono riunite in Associazione per raccontare ai giovani la verità sui viaggi nel Mediterraneo. Yayi Bayam Diouf, munita di pennarelli colorati, traccia i contorni dell’Europa e dell’Africa sulla lavagna, mentre gli occhi dei bambini seguono attenti i suoi movimenti. “Chi di voi mi sa dire dov’è il Mediterraneo?”, chiede. Un bambino alza la mano: “Il Mediterraneo è il posto in cui è seppellito mio padre”. Come racconta L’Espresso, Diouf è la fondatrice del Collettivo delle donne senegalesi contro l’emigrazione irregolare e sta facendo il giro delle scuole elementari della periferia di Dakar per parlare di emigrazione. “Quel bambino ha ragione”, ci dice dopo la sua lezione, “eppure un tempo il Mediterraneo era un ponte tra noi e voi. Ora ci dicono ‘no, non muovetevi, restate lì’, così per andare in Europa, i ragazzi devono imboccare le vie più pericolose”.
Scrive L’Espresso: “Da Thiaroye, cittadina storica senegalese affacciata sul mare alla periferia di Dakar, negli ultimi anni sono partiti centinaia di ragazzi in cerca di fortuna. Sono quasi tutti scomparsi in mare: alcuni di loro sulla rotta per Lampedusa, dopo aver preso la via del deserto fino alla Libia, altri nell’Oceano, a largo delle Canarie. Anche Yayi Bayam Diouf ha perso il suo unico figlio mentre cercava di raggiungere la Spagna. Dopo la tragedia, ha deciso di dedicare la sua vita a informare i ragazzi sui rischi che corrono nel partire. È andata casa per casa a tirare fuori dalle quattro mura le altri madri in lutto e le ha convinte a unirsi, per provare a fermare la strage dei ragazzi”.
Adesso al Centro fondato da Diouf, vengono accolti i ragazzi che chiedono informazioni su come emigrare regolarmente. Al Centro si impara gratis, e lì le mamme del Collettivo aiutano le ragazze a organizzarsi per diventare economicamente indipendenti. “Se porta i soldi a casa, la famiglia terrà la figlia con sé più a lungo, non la darà in sposa da ragazzina”, spiega Madame. E non la spingerà a rischiare la vita prendendo la via del mare o quella del deserto, fino alla Libia, dove spesso alle ragazze è riservata una sorte perfino peggiore di quella che attende i ragazzi.
Ragazze e ragazzi qui sono al centro di un programma di prevenzione della migrazione irregolare, coordinato da un migrante di ritorno dall’Italia. “Diciamo ai ragazzi di non prendere rischi inutili, perché adesso come adesso in Italia, come in altri posti in Europa, di lavoro ce n’è poco. Le partenze sono diminuite”, dice una delle mamme che fa parte dell’Associazione. Nonostante questo, però, ci sono ancora madri e padri che finanziano i viaggi, e ragazzi che partono per conto loro, senza ascoltare nessuno. “Bisogna sempre parlare e trovare alternative per dimostrare che si può restare qui e lavorare con dignità”, conclude mamma Diouf.
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