Ha commosso l’Italia intera la notizia, terribile, della scomparsa di Valerio Amatizi, il ragazzo di Ascoli Piceno morto la notte di capodanno cadendo in un dirupo del Colle San Marco mentre tentava di spegnere un principio di incendio provocato dai botti di Capodanno. Era originario di Arquata del Tronto, uno dei paesi maggiormente colpiti dal terremoto del 24 agosto 2016. Gli amici e i parenti lo hanno ricordato proprio per il suo impegno durante il sisma, impegnato a mani nude a scavare tra le macerie nel tentativo di estrarre i superstiti intrappolati.
“La notte del terremoto lo vidi scavare senza paura che gli crollasse tutto addosso, venivano prima le persone che dovevano essere estratte dalle macerie, era generoso, ma non spavaldo” racconta a Il Resto del Carlino Fabio Cortellesi, molto legato a Valerio. “Ci teneva tanto ad Arquata e a Capodacqua e tornava appena poteva, benché vivesse ormai in Ascoli, già da prima del terremoto. Il legame con la sua terra e con gli arquatani era fortissimo”.
Anche dopo il sisma il ragazzo aveva mantenuto un forte legame con il suo borgo d’origine, dove si recava frequentemente per curare l’orto, salutare gli amici di una vita e per dare una mano ai suoi concittadini rimasti all’improvviso senza casa. Una persona generosa, scomparsa tentando di domare un incendio in un luogo molto impervio e difficile da raggiungere, soprattutto a notte fonda.
Il suo 2019 era iniziato nel peggiore dei modi: come se non fosse bastata la ferita del terremoto e di una ricostruzione ancora ferma, il tredici gennaio dello scorso anno aveva perso il padre, ucciso da un infarto durante una battuta di caccia. Il 26 enne stava affrontando il dolore per quel lutto dedicandosi allo studio in disegno industriale all’Università di Camerino, al lavoro da carrozziere e allo sport: era infatti un giocatore della Amatori Rugby di Ascoli.
Berlusconi, frecciata a Salvini: “Gli ultimi due governi tra i peggiori di sempre”