Nicola Zingaretti ha deciso di prendersi la scena e dare quella che potrebbe essere una notizia storica per la politica italiana. Ha infatti annunciato a Repubblica che vuole sciogliere il Partito Democratico dopo le elezioni in Emilia-Romagna. E intende fondare un nuovo partito, o un soggetto politico “vasto e plurale”, che “accolga le istanze della società civile” e “non un nuovo partito ma un partito nuovo”. L’annuncio arriva in una serie di virgolettati riportati da Repubblica in un articolo a firma di Massimo Giannini. “Convoco il congresso, con una proposta politica e organizzativa di radicale innovazione e apertura. In questi mesi la domanda di politica è cresciuta, non diminuita. E noi dobbiamo aprirci e cambiare per raccoglierla. Non penso a un nuovo partito, ma a un partito nuovo, un partito che fa contare le persone ed è organizzato in ogni angolo del Paese…”.
L’obiettivo è quello di includere la società civile, i movimenti, le Sardine, tutte le forze democratiche, progressiste e ambientaliste. Magari cambiano anche simbolo e nome. Nei sondaggi il partito annaspa e galleggia sul 20%. E adesso a sinistra qualcosa si muove, quindi Zingaretti vuole cogliere il momento. Per questo, spiega Repubblica, Zingaretti vuole cambiare, per non morire insieme a un governo anomalo che non può reggere se a sua volta non cambia. “È inutile che ci giriamo intorno, non possiamo fare melina fino al 26 gennaio, non possiamo fare ogni giorno l’elenco delle cose sulle quali non c’è accordo nella maggioranza…”.
Per Zingaretti “l’Italia sta gradualmente tornando a uno schema bipolare”. Proprio per questo, adesso, alla sinistra serve il colpo d’ala. Un partito nuovo, che rinasce sulle ceneri del vecchio, e che apre le porte a tutti i progressisti. Non tanto ai fuoriusciti (vedi Bersani o D’Alema), quanto piuttosto a quelli che non sono mai entrati, come Mattia Santori e gli altri ragazzi delle 92 piazze anti-Salvini, come il movimento dei sindaci “civici” guidati da Beppe Sala e Antonio Decaro, come la galassia dei verdi.
La nascita di un “nuovo soggetto politico” porrà Zingaretti nella condizione di mettere in discussione tutto, non solo il nome del partito, ma anche e soprattutto i nomi. Sarà rivoluzione, quindi? Pare proprio di sì, e fino a poco tempo fa nessuno avrebbe scommesso che sarebbe stato Zingaretti a fare il grande passo. E pensare che dicevano che sarebbe stato Renzi a cambiare nome e struttura del Pd…
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