Entro il 30 aprile 209 le gallerie italiane lunghe oltre 500 metri avrebbero dovuto essere messe in sicurezza, come da apposita direttiva europea. Lo stabiliva il decreto legislativo 264 del 2006, che aveva considerato i tredici anni successivi un tempo sufficientemente ragionevole per adeguare i livelli di sicurezza dei tunnel autostradali, specie in materia di prevenzione antincendio. Errore di valutazione, perché in Italia la burocrazia – e la malagestione – continuano a bloccare tutto. E i 13 anni a disposizione non hanno evitato all’Italia la procedura di infrazione aperta a suo carico dall’Europa: sono, infatti, ancora 200 circa i tunnel fuori legge. Migliaia di chilometri di tunnel su cui le concessionarie autostradali e il Ministero per le Infrastrutture sono mai intervenuti.
Tredici anni di inerzia burocratica che hanno portato come estrema conseguenza il mancato adeguamento dei livelli di sicurezza delle gallerie autostradali. Più o meno come accaduto per il Ponte Morandi di Genova e per le tante falle del sistema infrastrutturale italiano, ci si è persi tra rinvii e stop legati alla burocrazia. Qualche piccolo lavoro a dir la verità le concessionarie autostradali lo hanno anche cominciato, negli anni, ma poi tutto è rimasto fermo, soprattutto per gli elevati costi di adeguamento della sicurezza.
Soprattutto il drenaggio dei liquidi infiammabili ha rappresentato un ostacolo apparentemente insormontabile, se è vero che tra il 2013 e il 2014 anche il Consiglio superiore dei Lavori pubblici ha cercato alternative per realizzare tali interventi a costi più bassi. L’inerzia con cui si è affrontata la questione dal 2006 in poi, tuttavia, non ha evitato la conseguenza sanzionatoria. Neanche la richiesta di una proroga del termine del 30 aprile 2019 all’Unione Europea è servita a niente, visto che Bruxelles ha risposto picche.
Con tanto di avvio della procedura di infrazione. Come sempre, l’Italia ha chiuso il cancello dopo che sono scappati i buoi, senza interventi veri e propri. Autostrade ha fatto presente che prima del 2022 non potrà completare una prima, parziale, opera di messa in sicurezza. E intanto i tunnel continuano a sgretolarsi sulla testa degli automobilisti.
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