Era quasi un anno fa, per la precisione il 12 febbraio 2018. Matteo Salvini, in piena crisi del latte in una Sardegna scossa delle proteste dei pastori inferociti, prometteva solennemente di trovare una soluzione nel giro di 48 ore, mettendo così fine all’emergenza. Parole forti, pronunciate nel bel mezzo di una campagna elettorale per la Regione che iniziava a entrare nel vivo. E alle quali non hanno fatto seguito, però, i fatti.
Non solo, infatti, i pastori non hanno visto arrivare il promesso aumento del prezzo del latte. Ma rischiano anche di essere processati per le proteste andate in scena nei mesi scorsi. Una situazione che ha fatto inferocire i cittadini sardi e sulla quale ha cercato di gettare un po’ d’acqua Dario Giagoni, consigliere regionale della Lega nell’isola che ha annunciato la “vicinanza alla protesta” del Carroccio.
Una vicinanza, secondo Giagoni, che “non si riduce alle sole parole ma si estende nella volontà di mettere a disposizione di quanti si sono ritrovati dall’oggi al domani indagati un sostegno legale che porti a conclusione la vicenda con l’archiviazione di tutte le accuse”. In totale, sono un migliaio i pastori indagati, con le udienze di alcuni provvedimenti già iniziate. Una situazione che, in piccola parte, è figlia anche delle scelte della Lega stessa.
Il motivo? Diversi pastori sono indagati per il reato di “blocco stradale”, che era stato in passato depenalizzato a illecito amministrativo e che è stato poi ripristinato dal primo decreto sicurezza voluto da Salvini durante la sua esperienza da ministro degli Interni. Una decisione che i cittadini sardi impegnati in quei giorni di vibrante protesta rischiano di pagare caro. Dopo aver votato Lega alle ultime Regionali, quando il Capitano aveva fatto il pienone alle urne grazie alle sue promesse.
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