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Coronavirus, la Cina minacciava i medici che avevano lanciato per primi l’allarme

Una chat in cui era stato segnalato l’arrivo della nuova epidemia. Con il gruppo “University of Whuan, clinic 2004″ sul quale era comparso un messaggio che non lasciava troppo spazio a dubbi e incertezze: “Confermati 7 casi di Sars provenienti dal mercato di frutta e pesce”. Segue uno scambio di battute e un ultimo messaggio: “Confermato che si tratta di coronavirus, ora stiamo cercando di identificarlo, fate attenzione, proteggete le vostre famiglie”. Era la fine del 2019 e soltanto due settimane dopo una famiglia si sarebbe presentata all’ospedale di Wuhan con nausea e forti dolori all’addome. 

Di fronte a quei pazienti e ai loro sintomi non erano state prese precauzioni particolari. Eppure, stando alla chat pubblicata dalla Stampa, un segnale c’era stato. Sottovalutato. Anzi, censurato dalle autorità cinesi. Secondo la testata, le avvisaglie arrivavano da un gruppo wechat dove un medico di nome Li Wenliang aveva parlato dei primi casi confermati, mettendo poi in chat la diagnosi e le foto dei polmoni di alcuni pazienti.Altro messaggio di Li: “I pazienti sono ora isolati nella sala di emergenza”. Un’ora dopo un nuovo messaggio, che però proviene da un altro dei partecipanti alla chat: “Stai attento, il nostro gruppo wechat potrebbe essere cancellato”. L’ultimo messaggio che si legge è di Li:”Confermato che si tratta di coronavirus, ora stiamo cercando di identificarlo, fate attenzione, proteggete le vostre famiglie”. Il gruppo era composto dai laureati in Medicina nel 2004 all’Università di Whuan.  Il 3 gennaio la polizia aveva bussato alla porta di Wenliang e gli aveva mostrato un foglio, una cosiddetta “nota di ammonizione”. Il testo è lungo ma il contenuto era chiaro: “Stai diffondendo parole non veritiere in rete. Il tuo comportamento ha gravemente disturbato l’ordine sociale. Hai violato il regolamento dell’amministrazione della pubblica sicurezza”. Nonostante i tentativi del governo di mettere a tacere la scoperta di Wenliang, la notizia si era già diffusa tanto che il 24 gennaio Lancet riferiva che dal 1 all’11 gennaio i medici contagiati erano già 7 su 248 totali. Ma è solo il 20 gennaio che il comitato di salute cinese aveva confermato che il virus può diffondersi da persona a persona.

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