Succede anche questo. A Casale Monferrato, cittadina dell’Alessandrino, Forza Nuova ha catturato l’attenzione di tutti presentando il nuoco referente di zona. Si tratta di Luigi Cabrino, un prete che ha rinunciato alla tonaca per impegnarsi politicamente con la formazione di estrema destra. Cabrino ora è consigliere comunale eletto a San Giorgio Canavese, nella lista civica a sostegno del sindaco Pietro Dallera. La sua adesione a Forza Nuova, nonostante lo stesso non abbia mai fatto segreto di aver militato in partiti di destra sin da giovane, ha scatenato le polemiche in paese.
Cabrino ha un passato da ex sacerdote e parroco a Ozzano, Cavagnolo e Brusasco, fino al 2014 quando ha deciso di rinunciare ai voti ed è tornato alla vita politica, già iniziata da giovane con Alleanza Nazionale proprio a Casale Monferrato. Nel 2001 ha deciso di aderire alla Fiamma tricolore, ed è diventato consigliere comunale a Villanova dove è stato eletto per due volte. Poi le missioni umanitarie al fianco di un sacerdote: è stato in Africa nel 2006, dopo in Patagonia. Oggi è un insegnante precario alla scuola primaria, è sposato con due figli e si è trasferito a San Giorgio dove ha ripreso la carriera da amministratore cittadino.
“Da maggio, quando sono stato eletto, ho portato avanti ben 24 atti di diverso tipo come consigliere comunale”, spiega a Repubblica. E proprio a San Giorgio la polemica è entrata in Comune dove però, stando alle ultime novità, Cabrino non costituirà un gruppo di Forza Nuova, e che quindi l’appartenenza partitica non influirà sull’operato amministrativo. L’adesione al partito resterà fuori, dove il coordinatore regionale Luigi Cortese ha deciso di dargli l’incarico come referente del Monferrato.
“È tesserato con noi da un anno e non cambierà gruppo: c’è libera scelta su come comportarsi, soprattutto arrivando da una lista civica”, spiega Cortese. È di oggi una delle prime iniziative, portata avanti come apolitica: con altri consiglieri piemontesi di Forza Nuova e Fratelli d’Italia ha sottoscritto la richiesta al presidente regionale Alberto Cirio di unirsi al collega ligure Toti a impegnarsi nei confronti del governo nella richiesta di “far modificare la legge che disciplina le onorificenze per revocare titoli di merito a persone come il maresciallo Tito e altri esponenti del regime jugoslavo”, scrive Repubblica.
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