Norme annunciate come contrasto al business dell’immigrazione e che invece avrebbero avuto l’effetto opposto, quello di favorirlo e aumentare la zona d’ombra che ancora oggi esiste nel nostro Paese. Questo il bilancio sugli effetti dei decreti Salvini tracciati nel rapporto di ActionAid e Openpolis, effetti in netta antitesi con quelli rivendicati dall’ex ministro degli Interni. Nel mirino del dossier soprattutto le conseguenze del capitolato di gara di appalto seguito al primo decreto sicurezza, che ha di fatto eliminato i servizi volti all’integrazione dei richiedenti asilo con un taglio considerevole della spesa per i centri di accoglienza: da 35 euro al giorno a migrante accolto si è passati agli attuali 19-26.
La norma, nell’ottica leghista, sarebbe stata utile a eliminare gli sprechi. In realtà però ha finito per privilegiare i grandi centri e i grandi gestori: “Solo nei grandi centri – si legge – e soprattutto nei grandi centri in cui la struttura è di proprietà statale e quindi non c’è né una responsabilità né un investimento economico da parte dei gestori, è possibile partecipare alle gare senza grossi rischi. Inoltre, il grande centro consente economie di scala che la piccola struttura non consente”. Dall’approvazione del decreto, molti gestori più piccoli, spesso attivi nell’accoglienza diffusa, hanno disertato i bandi di gara, perché hanno ritenuto l’intero sistema non sostenibile.
I nuovi modelli salviniani hanno inoltre finito per
favorire gli enti profit. “Anche se i margini di guadagno sono irrisori l’ente profit, in alcune circostanze, può essere comunque interessato. Perché abbassando al massimo i costi e quindi fornendo un servizio pessimo può calcolare un utile anche piccolissimo ma che risulta poi significativo tenuto conto del numero elevato di ospiti”. Una situazione alla quale ha cercato di porre un argine la titolare del Viminale Lamorgese, inviando una circolare ai prefetti che apre alla possibilità di prevedere un aumento del 10 per cento dei rimborsi alle strutture di accoglienza per ogni migrante ospitato.
Tra le modifiche ai decreti sicurezza che il Viminale starebbe prendendo in considerazione in queste ore, non ci sarebbe un ritorno all’ex sistema Sprar, di accoglienza diffusa sul territorio. Secondo il rapporto, i decreti Salvini hanno sostanzialmente annullato la tendenza virtuosa, registrata tra il 2017 e il 2018, a privilegiare quest’ultimo approccio, rispetto alla logica “emergenziale” rappresentata dai centri di accoglienza straordinaria (Cas). Questo “ha portato con sé le criticità da più parti denunciate, legate all’opacità nella gestione degli appalti, alla scarsità dei controlli, alla mancata erogazione dei servizi dovuti, sino ai casi più estremi di illegalità e complicità di alcuni gestori dei centri con la criminalità organizzata”. Il tutto aggravato dagli alti numeri di ospiti per struttura.
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