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Beacon e proximity marketing

Conoscete i Beacon? Sono dei dispositivi emittenti che inviano onde radio ad un dispositivo ricevente che si trova ad una certa prossimità fisica. Un beacon costa in media 50€, funziona in un raggio di 50 metri e si attiva al nostro passaggio, inviandoci informazioni direttamente sul nostro smartphone via Bluetooth che le riceve grazie ad app dedicate.
Tutto ciò che è proximity marketing già da qualche anno ha dato una forte scossa al mondo del retail (l’esclusiva spetta a catene come Walmart, EAT, Tesco, McDonald’s, Carrefour, tutte con progetti all’estero) e sta entrando ora, sebbene in Italia a piccoli passi, nel mondo dei musei e della cultura.
Soluzioni come Explora Museum consentono ai visitatori del MUSE di Trento di utilizzare dispositivi mobile (tablet e smartphone) per fruire delle informazioni a corredo delle opere esposte, seguendo percorsi liberi oppure guidati catalogati in base al tempo a disposizione e agli interessi personali. Attraverso l’app poi si accede a contenuti multimediali e realtà aumentata anche per non udenti e non vedenti.
Le parole d’ordine sono interazione e feedback: interazione perché il visitatore letteralmente interagisce con il museo e costruisce la sua visita in maniera personalizzata; feedback perché l’app consente di tracciare i movimenti degli utenti, e allora immaginate di quante cose veniamo a conoscenza? Ai Musei Civici di Palazzo Farnese a Vicenza invece si usa IMApp, app dedicata alla visita degli spazi indoor che consente anche di inviare promozioni e pubblicità all’utente attivo, sempre grazie ai Beacon. NEARIT si occupa espressamente di marketing di prossimità con tecnologie come i Beacon ma anche RFID, NFC e altre.
Il proximity marketing è ancora poco diffuso in Italia, e poco percepito come innovazione da cavalcare, ma sicuramente presenterà sviluppi interessanti perché consente di personalizzare enormemente l’esperienza dell’utente o del cliente di un museo o di un negozio e di farlo a costi bassissimi.

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