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La strage in Germania e quell’insopportabile razzismo dei giornali italiani

C’è una riflessione amara che la strage, terribile, andata in scena in Germania suggerisce in queste drammatiche ore, quelle della conta dei morti, delle storie di vittime innocenti che vengono a galla con tutta la loro forza dirompente. Basta guardare il titolo dei principali giornali italiani per rendersi conto di come sia stata affrontata la vicenda e di come sarebbe stata affrontata, invece, diversamente se l’attentatore non fosse stato un europeo ma, per ipotesi, un terrorista di fede islamica.

Sia Repubblica che il Corriere della Sera, i due giornali italiani di punta stando ai dati delle vendite giornaliere, hanno dedicato ampio spazio alla vicenda della strage di Hanau, che ha visto un uomo arrivare in centro città a bordo di una BMW scura e aprire il fuoco alla cieca contro due diversi shisha-bar, locali dove si fuma il narghilè molto frequentati dai turchi. Prima il “Midnight” in centro città, poi l'”Arena Bar & Café”, in un altro quartiere.Un massacro, con 11 morti in totale e 4 feriti, alcuni dei quali ancora in lotta tra la vita e la morte. Il tutto per un folle movente razzista, l’odio cieco di un uomo che voleva imporre con la forza e il sangue “una società libera e pacifica”. Su di lui, il carnefice, il lupo solitario Tobias Rathien di 43 anni, si sono concentrate le attenzioni dei media, compresi quelli italiani. Sviluppandone nel dettaglio l’identikit, sviscerando ogni dettaglio della sua vita. Il tutto a scapito delle vittime, alle quali è stato dedicato uno spazio molto minore.Fosse andata diversamente, ci fosse stato il terrorismo di fede islamica dietro la strage, il copione sarebbe stato diverso. Lo dicono i precedenti, con i giornali a mostrare volti e biografie delle vittime occidentali travolte e spazzate via dall’orrore “straniero”. Sembra un dettaglio da poco, non lo è. È, piuttosto, la conferma del fatto che il razzismo è materia viscida, sgusciante, che si insinua nel nostro pensiero anche quando ci sentiamo al riparo. E cambia il nostro modo di percepire la realtà, di raccontarla, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Per questo è bene tenere le difese alte, sempre.

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