Una figura che nelle ultime ore è diventata sempre più importante dentro Forza Italia, quella di Gianfranco Rotondi. Vicepresidente dei deputati del partito di Silvio Berlusconi. Ma soprattutto ancora oggi detentore del simbolo e del nome della Democrazia Cristiana. Una sigla lontana nel tempo che però di colpo tornare attuale, visto che in molti tra gli azzurri guardano alla rinascita di una forza centrista come unico appiglio per non perdere una poltrona sempre più pericolante, visti gli ultimi, impietosi sondaggi. Con la possibilità che la nuova forza politica vada a rafforzare il governo Conte, mettendolo al riparo dal fuoco amico di Matteo Renzi.
A chiarire le proprie intenzioni in un’intervista rilasciata a Repubblica è stato lo stesso Rotondi, che ha spiegato: “In Calabria l’Udc ha preso il 7%. È normale che in molti si interessino al nostro progetto. Ma quelli che bussano alla nostra porta andranno poi pesati uno a uno. Sostituire Renzi nella maggioranza di Conte? I democristiani appoggiano soltanto i governi di cui fanno parte. E noi non siamo parte di questo governo”.
Un punto ribadito anche successivamente, con Rotondi a sottolineare come non ci saranno accordi con il Conte bis. Rispondendo così alla provocazione di chi definisce lui e i suoi fedelissimi “i nuovi Scilipoti”: “Scilipoti lo accoglieremmo a braccia aperte, Domenico è un galantuomo. Ma non cambieremo schieramento. A fine marzo creeremo l’unione dei partiti cattolici, il Partito del popolo italiano, con il simbolo della Dc”.
Conte? Al momento è lontano, in un governo di cui i democristiani non fanno parte. In futuro però, perché no, potrebbe anche diventare il leader della nuova formazione: “Conte dice che è tempo di una nuova democrazia dei cristiani, le nostre strade non sono lontane. Paura di scendere in piazza? Macché. Al momento però è meglio un congresso per rifare la Dc”.
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