Il professor Burioni, dopo qualche ora di silenzio (forse ha accolto l’invito e il consiglio di molti a riposare un po’ e di prendersi una pausa da tutti i salotti televisivi), è tornato alla ribalta attaccando Firenze e il suo sindaco, Dario Nardella, rei di aver deciso di riaprire i musei. Dato che il governo, gli esperti e anche i mass media stavano cercando di frenare la psicosi da coronavirus, il professore ha pensato bene di tornare a gettare un po’ di benzina sul fuoco per non far scemare la fiamma dell’allarmismo. E così ha scritto: “Complimenti a Firenze, il modo migliore per combattere la diffusione di un virus estremamente contagioso. Tanta gente tutta insieme dentro al museo. Il coronavirus ringrazia”.
Questo il tweet di Burioni per commentare la gratuità dei Musei comunali a Firenze nel fine settimana, annunciata dall’amministrazione del capoluogo toscano. Dario Nardella, sindaco della città, il 28 febbraio aveva twittato: “Firenze è aperta, i suoi musei sono aperti. Per combattere la psicosi abbiamo deciso di renderli gratuiti per tutti dal 6 all’8 marzo. Cultura batte paura! #modellofirenze”. Nardella, apprese le parole di Burioni è passato al contrattacco, rivendicando la scelta: “Professore ha tutta la mia stima, ma questa volta invece di fare polemica le propongo di incontrarci e lavorare insieme. Nessuno pensa alla calca nei musei: abbiamo previsto ingressi contingentarti e tutte le precauzioni del caso. Non si tratta degli Uffizi, ma dei musei civici che sono già gratuiti per i fiorentini un giorno al mese. Ciò che vogliamo dire al mondo è che Firenze non chiude”.
E farebbe bene Burioni ad ascoltare il sindaco di Firenze, ma non solo. L’esperto in questo momento non è solo Burioni. Esperti sono anche tutti gli altri virologi che non la pensano come lui. E sono esperti – data la situazione – anche gli economisti, i sociologi, gli psicologi e i tanti tecnici del settore turistico che in queste ore stanno mostrando tutta la loro insofferenza nei confronti di chi – come il professor Burioni, ma non solo – non fa altro che soffiare sulla paura delle persone. E su questo il professore dovrebbe riflettere, anche perché l’industria del turismo italiana è bloccata. E con lei una larga fetta del nostro Pil.
“Con tutte le cautele e le attenzioni che questa emergenza ci impone e nel rispetto delle ordinanze di regione e ministero, dobbiamo affrontare anche un’altra emergenza pesante, quella economica e dei posti di lavoro”, aggiunge Dario Nardella. Parole che, come si diceva, trovano l’appoggio anche dei tanti tecnici del settore turistico che stanno facendo di tutto per fronteggiare una crisi che rischia di avere effetti pesantissimi sull’economia del Paese. C’è bisogno di prudenza, certo. Ma anche di saggezza. Di cosa non abbiamo bisogno è certamente altra paura. Altro allarmismo.
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