Stampava libri per un’azienda, la Grafica Veneta, capace di preparare in meno di un giorno il libro-testamento di Nelson Mandela, appena 24 ore dopo la morte dell’eroe del Sud Africa. Una velocità da record con cui è stato diffuso anche l’istant book dell’ex presidente Usa Barack Obama, allegato al New York Times, o la biografia del cantante Michael Jackson, già in circolo il giorno successivo alla scomparsa della star. Oggi però Fabio ha ristrutturato la sua attività per mettersi al servizio degli altri e aiutare chi, nell’Italia del coronavirus, si batte per salvare vite.
A raccontare la storia di Fabio Franceschi, 51 anni, è La Repubblica. Oggi la sua azienda produce mascherine, due milioni che sono stare regalate alla Regione Veneto, una delle più colpite dal diffondersi dell’epidemia. “Non ci ho pensato più di un minuto, e certo non mi autocelebro. I veri eroi di questa guerra sono i medici e gli infermieri. A inizio marzo ho incontrato il governatore Zaia che mi ha chiesto che potevo fare visto che nella mia azienda arrivano trenta autotreni di carta al giorno. Questa cosa mi ha segnato, mi ha commosso”.
“Era sabato – prosegue Fabio – quando ho incontrato Zaia, la domenica mattina ho fatto una riunione con i miei collaboratori e gli ho comunicato l’idea di produrre le mascherine. Alle prime, comprensibili perplessità tecniche e operative ho troncato il dibattito: ‘Entro mercoledì dobbiamo essere pronti a fare le mascherine. Senza se e senza ma’ . Se vai all’ospedale non ti dicono ‘torni’ domani, ti curano e basta. Poi però non ho dormito per cinque giorni mentre Zaia continuava a promettere le mascherine a destra e manca. Abbiamo smantellato con gli addetti della nostra officina una delle quattordici rotative, la più nuova, una macchina che vale 12 milioni di euro, e abbiamo ristrutturato i processi di stampa”.
“La nostra mascherina non è ovviamente un prodotto chirurgico, ma uno schermo protettivo monouso che può servire la popolazione asintomatica. Ha la durata di un giorno intero, presenta una percentuale di filtraggio adeguata ed è realizzato in un tessuto molto dolce. Perchè l’ho fatto? Sono sopravvissuto a cinque anni di una malattia rara. So bene cosa significa sentirsi dire che hai pochi giorni di vita, cosa si prova a vedere la morte lì che ti guarda. Per chi, come me, ha toccato la morte, esiste solo la donazione. Poi le dico un’altra cosa: a 18 anni ero un operaio e ora non lavoro solo per i soldi. È una grande soddisfazione sentirsi utile per gli altri”.
Guanti, mascherine e nessun invitato: così ci si sposa nell’Italia del coronavirus