Un lavoro che, di fatto, non esiste. Per chi come Romina ha una carriera professionale inesistente agli occhi dello Stato italiano, la quarantena obbligatoria dettata dall’emergenza coronavirus sta succhiando via i pochi risparmi che questi ex lavoratori avevano in banca. “A 47 anni sono sempre riuscita a cavarmela da sola, mi sono adattata a qualsiasi tipo di lavoro – ha raccontato Romina a Repubblica -. Ora sono costretta ad andare a chiedere i pacchi di pasta, come i veri poveri. Perché quelli come me sono gli invisibili, quelli che lavorano in nero e oggi siamo alla fame”. Lavorare in nero è spesso una condizione dettata dall’esigenza economica familiare difficile, e nel momento in cui si è impossibilitati ad andare sul posto di lavoro, il “dipendente” non è coperto da nessuna forma di aiuto economico né da parte del datore di lavoro, né dallo Stato.
Romina R., residente ad Acilia, è una delle tantissime persone che nella vita ha avuto solo per brevi periodi la possibilità di essere messa in regola. Il resto della sua carriera professionale è stato rimboccarsi le maniche, andare a fare le pulizie delle scale nei palazzi o nelle case per otto euro l’ora, ma rigorosamente in nero. La donna, che ormai a causa della quarantena non lavora più da tre settimane, ha ormai prosciugato i pochi risparmi sul conto corrente per garantire in casa un pasto caldo alla sua famiglia: “A metà febbraio avevo trovato lavoro come donna delle pulizie in un albergo di Roma con un periodo di prova e poi il contratto a termine – ha raccontato la Romina -. Niente da fare: dal 3 marzo tutti a casa e quei 20 giorni lavorati? L’acconto di 91 euro che mi avevano accreditato sul conto se lo è tenuto la banca perché era talmente tanto tempo che non passavano soldi sul mio conto corrente che appena sono arrivati quei novanta euro me li hanno trattenuti per tutte le spese di conto e cose varie. Risultato: da tre settimane sono a secco, senza un euro”.
Grazie al grande cuore di qualche cara amica che si preoccupa di aiutare Romina con spesa gratis e qualche soldo in regalo, la donna riesce ancora oggi a tirare avanti: “Sono riuscita a vivere grazie a qualche amica che mi ha fatto la spesa o regalato 50 euro. Ora davvero non so come andare avanti: se prorogheranno, come certamente sarà, il decreto che impedisce di uscire, io rischio la fame. E questo è il destino di chi ha sempre sperato di essere messa in regola, ma si è dovuta adeguare a lavori in nero, altrimenti non si tirava avanti”. Secondo Romina, purtroppo nonostante il bisogno del suo operato, nessuna delle persone del suo giro di lavoretti di pulizie le ha mai proposto una legale condizione contrattuale.
Dunque in una situazione disperata come questa, ed impossibilitata ad uscire di casa in cerca di un nuovo lavoro, a Romina non resta che attendere che la situazione si sblocchi e che lo Stato si mobiliti per aiutare questo “esercito di lavoratori invisibili” di cui lei fa parte: “Adesso non mi resta che aspettare di essere ammessa tra quelli che possono andare a prendere la spesa gratis, non ho altre alternative. – ha sottolineato la donna -. Faccio parte dell’esercito dei fantasmi, perché è questo che siamo per lo stato noi lavoratori in nero. Badanti, donne delle pulizie, dogsitter, babysitter, senza contratto, senza un futuro contributivo e ora ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano”.
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