C’è sempre un risvolto della medaglia, il lato oscuro della luna. E così, in mezzo a un mare sconfinato di storie positive e bellissime, arrivano ogni tanto anche quelle di spietati sciacalli che lucrano sull’emergenza coronavirus. Anziché cremare le salme all’interno delle bare, le spostavano prima in sacchi di plastica e poi in scatole di cartone e, solo a quel punto, i resti venivano portati all’impianto crematorio. In questo modo avrebbero ottenuto un vantaggio economico dovuto ai minori costi di cremazione, stimato in circa 400 euro a salma. Questa l’ipotesi investigativa che ha portato la Procura di Trento a mettere sotto sequestro un capannone in stato di abbandono a Scurelle, in Valsugana, dove i carabinieri del Noe hanno trovato 27 bare contenenti resti umani provenienti da numerosi cimiteri del Veneto.
Come riporta Il Mattino, dalla documentazione amministrativa e ambientale sequestrata nel corso delle indagini, gli investigatori ritengono che negli ultimi mesi (il picco del coronavirus è stato in queste settimane) siano transitate dal capannone di Scurelle più di 300 salme. A finire nel mirino della magistratura, che indaga per vilipendio di cadavere e gestione illecita di rifiuti, una cooperativa sociale dell’Alta Valsugana che – questa l’ipotesi d’accusa – avrebbe depositato le bare presso il capannone di Scurelle dove le spoglie dei defunti sarebbero state tolte dalle casse funebri in legno e zinco per essere infilate in sacchi di nylon che venivano successivamente riposti in scatole di cartone che, una volta sigillate, venivano inviate al forno crematorio.
Le bare, invece, dopo essere state sezionate e separate dalle parti metalliche, sarebbero state avviate a smaltimento in centri della zona. La scoperta è avvenuta in seguito alla segnalazione di alcuni operai che stavano lavorando in un cantiere vicino al capannone, da cui provenivano odori sgradevoli. Sul posto sono arrivati per primi gli agenti della polizia locale: all’interno della struttura hanno notato delle persone al lavoro ma, non avendo ricevuto da queste spiegazioni esaustive, hanno chiamato i carabinieri del Noe di Trento e della Compagnia di Borgo Valsugana per ulteriori accertamenti.
Ai militari è bastato un rapido sopralluogo per rinvenire i resti umani. A quel punto è stato richiesto l’intervento dell’Ufficio di igiene e sanità pubblica provinciale. All’interno sono state trovate accatastate, una sopra l’altra, 24 bare contenenti le spoglie di defunti provenienti da differenti aree cimiteriali del Veneto (probabilmente i defunti per coronavirus), mentre altre 3 casse in zinco erano aperte sul pavimento. Del ritrovamento è stato interessato anche il sindaco del Comune di Scurelle, che ha autorizzato lo spostamento delle salme nella area cimiteriale del paese in attesa del trasferimento agli impianti crematori.
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