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Il caos delle mascherine: Regione che vai, regolamento che trovi

Un vero e proprio caos, quello che continua a regnare in Italia intorno alle mascherine. Con le Regioni, divise sugli obblighi, che hanno finito per arroccarsi su posizioni diverse e talvolta opposte, creando enorme confusione nei cittadini sulle regole da seguire e sulla reale utilità dello strumento protettivo. In mancanza di diktat a livello centrale, il passo più deciso in questo senso l’ha fatto la Lombardia, seguita a ruota da altre giunte: obbligo per chiunque esce di casa di proteggere il viso, nascondendo naso e bocca. 

In Toscana la scelta è leggermente meno drastica: mascherine obbligatorie ogni volta che si esce di casa ma soltanto una volta che il Comune avrà completato le distribuzioni. Il governatore Enrico Rossi ha disposto in questo senso l’arrivo di “quasi tre mascherine a testa per ogni cittadino”, con altre già ordinate. Il rigore è la linea scelta anche Alto Adige, dove con ordinanza del presidente della giunta Arno Kompatscher è stato introdotto l’obbligo di coprire naso e bocca al di fuori delle mura domestiche, anche se non sono previste sanzioni per chi non si adegua.Meno determinato l’approccio del Veneto, dove mentre prosegue la distribuzione di mascherine alle Usl, l’obbligo di proteggersi è scattato soltanto all’interno di supermarket e mercati. Così come in Val D’Aosta, dove i dispositivi vanno indossati all’interno degli esercizi commerciali, e in Friuli Venezia Giulia. In Piemonte, sono invece i negozianti a dover mettere le mascherine, mentre i clienti hanno ricevuto soltanto una raccomandazione. Nessun obbligo nelle altre Regioni: in Campania si valuta se inserire restrizioni che al momento non sono ancora scattate, in Liguria Toti ha annunciato una distribuzione gratuita di mascherine senza però al momento imposizioni. Si discute anche in Sicilia, dove pure al momento è possibile circolare a viso scoperto. Mentre continuano le polemiche sui ritardi con cui si è mosso lo Stato: il decreto del governo che permette alle aziende italiane che si riconvertono di entrare nel mercato delle mascherine è infatti arrivato a metà marzo, a quasi un mese dalla scoperta del paziente uno di Codogno.

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