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La rabbia degli afroamericani: “Noi, cittadini neri, abbandonati di fronte al coronavirus”

Un’emergenza che porta con sé una “discriminazione razziale”. Così tante associazioni americane stanno puntando il dito contro la gestione della crisi coronavirus sul territorio americano, basandosi sui dati che mettono in evidenza come tra le persone colpite, il numero di cittadini di colore sia molto più alto del resto della popolazione in diversi Stati. New Orleans, Chicago, Detroit. Il governatore della Louisiana John Bel Edwards ha rilanciato l’allarme: “Qui il numero di afroamericani deceduti a causa della malattia rappresenta il 70% del totale. Un dato che deve farci pensare”.

Il direttore del Dipartimento di salute pubblica dell’Illinois Ngozi Esike è tornato nelle scorse ore sul punto: “Sappiamo troppo bene, purtroppo, come ci siano ancora oggi disparità nell’accesso ai servizi sanitari, disparità che vanno spesso di pari passo con differenze razziali nella popolazione. E questo potrebbe spiegare il modo anomalo in cui il virus si sta diffondendo”. Tendenze di questo tipo stanno emergendo un po’ ovunque, scatenando la rabbia di chi si sente meno difeso dal sistema sanitario statunitense nel bel mezzo di una situazione senza precedenti, che ha portato l’amministrazione Trump a stanziare 2000 miliardi di dollari per assistere la popolazione, uno sforzo mai visto prima nella storia degli Usa. A Chicago, dove la popolazione di colore rappresenta il 30% del totale, il 70% dei contagiati è afroamericana, così come metà delle vittime.

 

Gli studi evidenziano anche come la popolazione afroamericana sia maggiormente concentrata nelle periferie delle città, dove l’addensamento è maggiore, e lavora per lo più in settori dove il passaggio allo smartworking è meno semplice, se non impossibile. Tra i cittadini che non hanno accesso a una piena assistenza sanitaria, inoltre, quelli di colore sono in percentuale molto superiore ai bianchi.

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