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Nuova Zelanda, il governo si taglia lo stipendio: “Siamo vicini a chi ha perso il lavoro”

“Oggi vi confermo che io stessa, i ministri del mio governo e i principali direttori dei servizi pubblici ridurranno il proprio stipendio del 20% per i prossimi sei mesi”. Dopo aver schiacciato la curva dei contagi in sole due settimane di lockdown, la premier Jacinda Ardern e tutto il governo hanno fatto sapere di essersi ridotti del 20% lo stipendio per i prossimi sei mesi, e con effetto immediato, per solidarietà nei confronti di quanti sono stati colpiti dagli effetti devastanti della pandemia. “È arrivato il momento di colmare il divario che c’è tra le diverse classi sociali del nostro Paese, cominciamo ora”, ha detto il primo ministro, aggiungendo che è “altresì importante che i politici più pagati mostrino vicinanza ai lavoratori impegnati in prima linea e a coloro che il lavoro l’hanno perso proprio a causa della crisi scatenata dal Covid-19. È un riconoscimento dei sacrifici che stanno facendo molti dei nostri concittadini”. La governatrice Adern, dunque percepirà nei prossimi mesi uno stipendio di 423.945 dollari invece di 470.000, come ha riportato il quotidiano inglese The Guardian. “Questa misura non cambierà la posizione fiscale del governo, ma riguarda la leadership – ha proseguito la premier neozelandese-. Riconosco ai miei colleghi in politica, ma anche nel settore pubblico, il merito della decisione che è stata presa oggi. Ma questo si unisce a tante altre azioni, portate avanti da diversi attori, come il settore privato o i cittadini, per far fronte alla sfida economica e sanitaria posta dal Covid-19”.

Tagli anche per Giappone, Bulgaria e Grecia
Nell’attuale pandemia, altri governi hanno già deciso di rinunciare a parte dei loro stipendi. In Giappone, per esempio, stipendi tagliati del 20% per la durata di un anno per i parlamentari a fronte degli sforzi sostenuti dall’intera collettività contro la pandemia del coronavirus. L’accordo è stato raggiunto tra l’esecutivo guidato dal partito liberal democratico e la principale forza politica all’opposizione, il partito Democratico-costituzionale del Giappone. Un decreto legge sarà varato con l’approvazione di entrambi gli schieramenti, e le decurtazioni in busta paga avranno effetto già dal prossimo mese. In base alla legge attuale un rappresentante eletto in una delle due camere della Dieta nipponica, percepisce un compenso di 1.294.000 yen al mese, pari a poco più di 11.000 euro. “Comprendiamo le difficoltà dei cittadini e i problemi in cui versano le aziende, ed è importante che la nostra categoria e la comunità si uniscano per combattere assieme la battaglia contro il coronavirus”, ha detto Hiroshi Moriyama, il capo della Comunicazione della Dieta per il partito alla guida del governo.A Singapore, il premier (peraltro il più pagato al mondo, circa 120 mila euro al mese) ha donato un mese di emolumenti insieme a tutto l’esecutivo; a marzo anche il primo ministro thailandese, Prayut Chan-ocha, ha annunciato la donazione di un mese di stipendio; e ad aprile lo ha fatto il presidente filippino, Rodrigo Duterte, che guadagna l’equivalente di circa 7 mila euro al mese.
In Bulgaria, i politici bulgari hanno deciso di rinunciare ai propri salari e devolverli al sistema sanitario nazionale. In tutto, il taglio ammonta a un valore 1,44 milioni di leva, ossia 740mila euro. La proposta proveniva dal partito conservatore al potere, il GERB, ed è stata votata all’unanimità dal parlamento il 6 aprile.
In Grecia, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha invitato i parlamentari del suo partito, Nuova democrazia (Nd), a cedere metà del loro stipendio dei prossimi due mesi per le esigenze legate all’emergenza coronavirus. Lo stesso discorso vale per tutti i ministri ed i viceministri del suo governo. «Sono sicuro che anche gli altri partiti faranno lo stesso», ha dichiarato Mitsotakis sottolineando gli sforzi del governo di Atene per fare fronte all’emergenza: «Il nostro mondo politico deve stare in prima linea nella solidarietà», ha detto.

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