Un’app che resterà volontaria ma fino a un certo punto: chi non scaricherà Immuni, la funzione selezionata dal governo per tracciare i contagi da coronavirus, potrebbe infatti ritrovarsi con delle limitazioni negli spostamenti. Un’idea sulla quale si sta ragionando in queste ore secondo il Corriere della Sera e che potrebbe servire a raggiungere la soglia del 60% delle adesioni, considerata il minimo per poter rendere veramente efficace il sistema.
Su Immuni, intanto, si sta concentrando il Copasir, pronto a convocare un’audizione con il commissario straordinario Domenico Arcuri per capire meglio come funzionerà l’app e fare chiarezza sulla società titolare del progetto. Creata dalla Bending spoons di Milano, l’app è stata scelta dal Gruppo di lavoro nominato dalla ministra per l’Innovazione, Paola Pisano, tra le oltre 300 proposte sul ‘contact tracing’ arrivate.
Nei giorni scorsi esperti avevano auspicato la messa in chiaro del codice sorgente per esigenze di trasparenza. I componenti del Copasir Antonio Zennaro (M5S) ed Enrico Borghi (Pd) avevano chiesto che il Comitato si occupasse della app, “sotto il profilo del suo impatto sul sistema complessivo delle libertà, delle garanzie e della certezza che non vi possano essere soggetti ostili all’interesse nazionale nello sviluppo della applicazione”. Nel farlo avevano ricordato la prudenza adottata da altri Paesi Ue per iniziative dello stesso tipo.
Un appello che non è caduto nel vuoto: il Comitato farà un approfondimento sul tema con la possibile decisione di chiamare in audizione lo stesso Arcuri, che si è detto disponibile a riferire quanto di sua competenza. L’approfondimento punta a chiarire “l’architettura societaria” della Bending spoons, che ha una sede anche in Danimarca: sarebbero ben 48 i soci. Tra loro, con una piccola quota, anche Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, figli dell’ex premier.
Il Copasir continua anche ad approfondire i rischi di scalate ostili alle aziende strategiche del Paese.
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